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Indennità di maternità: quando paga l’INPS, quando l’azienda?

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L’INPS, nel nostro Paese, è l’Ente previdenziale che tutela i lavoratori in caso di eventi come malattia o maternità, garantendo un sostegno economico durante i periodi di assenza dal lavoro.
Proprio durante il congedo obbligatorio per maternità, la lavoratrice ha diritto a un’indennità che replica, per quanto possibile, lo stipendio abituale. Anche il congedo parentale facoltativo prevede un risarcimento, seppur ridotto.
In genere, l’importo viene anticipato direttamente dal datore di lavoro per conto dell’INPS, salvo alcune eccezioni previste dalla normativa. Vediamo di scoprire subito, però, quali sono i diversi casi.
Chi anticipa l’indennità di maternità? Le regole da conoscere
Per rispondere alla domanda chi paga la maternità, è necessario fare una premessa fondamentale: dipende dal settore in cui lavora l’interessata.
Nella maggior parte dei casi, in base a quanto stabilito dal Testo unico sulla maternità e paternità, è il datore di lavoro a farsi carico dell’anticipo dell’indennità. Tuttavia, l’importo erogato rimane di competenza dell’INPS, che lo rimborsa successivamente all’azienda.
In pratica, la lavoratrice troverà nella propria busta paga una voce denominata “indennità di maternità – INPS”, anche se tecnicamente corrisposta dal proprio datore.
INPS e pagamento diretto: in quali casi avviene?
Il Testo unico sulla maternità e paternità richiama una normativa piuttosto datata, ma ancora pienamente in vigore, che individua una serie di categorie per le quali è l’INPS a pagare direttamente l’indennità di maternità. Le lavoratrici interessate sono:
- Operaie agricole
- Lavoratrici stagionali a termine
- Lavoratrici domestiche
- Lavoratrici dello spettacolo con contratto a termine
- Disoccupate
In questi casi, non è il datore di lavoro ad anticipare l’importo, poiché si tratta di rapporti professionali particolari, con modalità di gestione contributiva diverse da quelle applicate ai dipendenti ordinari.
Per tale ragione, la legge stabilisce che le prestazioni economiche, compresa quella per la maternità, siano interamente erogate dall’INPS.
Indennità di maternità: importi e condizioni
L’importo dell’indennità di maternità varia in base alla tipologia di congedo: obbligatorio o facoltativo.
Nel caso dell’astensione obbligatoria, l’INPS riconosce un’indennità pari all’80% della retribuzione giornaliera percepita nel mese precedente l’inizio del congedo, per tutta la durata dei cinque mesi previsti.
A questa somma può aggiungersi, se previsto dal contratto collettivo applicato in azienda, un’integrazione economica a carico del datore di lavoro, finalizzata a garantire una copertura salariale più vicina alla retribuzione piena.
Per quanto riguarda il congedo facoltativo, l’indennità prevista è pari al 30% della retribuzione, a condizione che venga utilizzato entro il sesto anno di vita del figlio.
Dal sesto all’ottavo anno, il sussidio viene riconosciuto solo se il reddito complessivo della lavoratrice non supera 2,5 volte l’importo minimo di pensione. Invece, se l’astensione avviene tra i 9 e i 12 anni di vita del bambino, l’INPS non prevede alcuna indennità.
Maternità obbligatoria e facoltativa: cosa cambia
Le due tipologie di congedo previste per la maternità, obbligatorio e facoltativo, si distinguono principalmente per la durata e le modalità di fruizione.
Il congedo obbligatorio prevede un’astensione dal lavoro per un periodo massimo di 5 mesi, da ripartire a scelta tra:
- 2 mesi prima del parto e 3 mesi dopo.
- 1 mese prima del parto e 4 mesi dopo.
In assenza di complicazioni mediche, è inoltre possibile posticipare l’intero periodo a dopo il parto.
Il congedo facoltativo, infine, può essere utilizzato entro i 12 anni di vita del figlio. Se entrambi i genitori ne usufruiscono, il periodo complessivo può arrivare a 10 mesi. Se invece a richiederlo è esclusivamente la madre, il limite massimo si riduce a 6 mesi.
Comprendere come gestire al meglio i periodi di congedo, tra obblighi e possibilità facoltative, è fondamentale per ogni genitore che si prepara ad accogliere un figlio. In questo percorso, una guida chiara e aggiornata può fare la differenza.
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