CULTURA
Ricordate il negozio ‘Al Piccolo Mondo’? Dalla prima infanzia all’adolescenza, ha ‘cresciuto’ centinaia di bambini beneventani…
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Se si potesse aprire un varco spazio-temporale e viaggiare nella Benevento che fu, tanti di noi – in particolare in questo momento legato alle festività natalizie – si fermerebbero volentieri davanti ad una vetrina illuminata di via Pasquali, a pochi metri dal Cannone e dal Duomo. Provate ad aprire il cuore ai ricordi e la mente ai cassettini della memoria: proprio lì dove oggi c’è un punto vendita di un brand leader nel mercato degli apparecchi acustici, un tempo potevate ascoltare le urla di gioia che, tra il 1973 e il 1995, riecheggiavano in quel luogo speciale. Sì, perché ‘Al Piccolo Mondo’ è stato, per anni, la porta d’ingresso al Paese dei Balocchi. Prima con passeggini e carrozzine e poi con i giocattoli, ha cresciuto tantissimi bambini beneventani, oggi divenuti uomini. Bastava varcare quella porta per lasciare automaticamente la mano del genitore e iniziare ad esplorare un posto tanto magico quanto familiare. Ed era inevitabile stropicciarsi gli occhi con tutte le novità del momento: Goldrake e i Big Jim, i soldatini Atlantic, i trenini Lima, le autopiste elettriche Polistil, fino agli aeromodelli Airfix, Revell ed Hasegawa. Senza dimenticare Dolce Forno Harbert, Gira la moda, la casa di Barbie, Baby Mia, Brivido e Indovina Chi?, He-Man e il castello di Grayskull, i personaggi della Playmobil e le consolle ad otto bit che iniziavano ad affacciarsi sul mercato verso la fine degli Anni Ottanta: erano gli anni di un idraulico di nome Mario che saltava nei tubi e sparava palle di fuoco. Alla tv c’erano i Puffi, Mila & Shiro e Holly & Benji. Quante volte ci siamo entrati proprio come si entra in un sogno? L’artefice di tutto questo era Alfonso Feleppa, conosciuto da tutti come il ‘signore con i baffi’. Non un semplice ‘giocattolaio’, però, ma un ‘visionario’ coraggioso che ha anticipato tendenze, insieme con la moglie Rosy, vendendo felicità e portando una ventata di aria fresca in un settore che iniziava a farsi conoscere e a crescere vertiginosamente anche grazie alle pubblicità sulla tv privata…
Ventidue anni di storia, dal 1973 al 1995: come nacque l’idea di aprire ‘Al Piccolo Mondo’? Per tanti beneventani è ancora IL negozio di giocattoli…
L’idea di aprire un negozio nacque da una esigenza di famiglia dopo la perdita di una persona cara. Non smetterò mai di ringraziare mia moglie Rosy, che soprattutto nel primo periodo ha avuto sulle sue spalle la responsabilità dell’attività. “Al Piccolo Mondo” voleva essere proprio un posto speciale in cui ciascuno di noi avrebbe potuto trovare un pezzettino del proprio mondo. Il logo che tanti ricordano ancora con affetto, invece, fu il regalo di un giovane architetto che aveva ben raccolto un mio messaggio…
Vendevate articoli per l’infanzia, giocattoli e modellismo. Che anni viveva in quel periodo Benevento dal punto di vista commerciale?
Le porte del negozio si spalancarono letteralmente ai giocattoli che, da subito, hanno costituito la struttura portante dell’attività, ma in contemporanea sono partiti veri e propri test per sondare il mercato per la prima infanzia ed il modellismo, settori che si sono andati sviluppando progressivamente. In quegli anni, le attività commerciali erano incappate nella crisi petrolifera che generò l’austerity e trasformò la città in una grande isola pedonale: ricordo ancora quando, dopo una nevicata, i ragazzi di allora venivano giù per Viale degli Atlantici con lo slittino…
Di solito ‘Al piccolo mondo’ e le ‘Forche Caudine’ sono i negozi di giocattoli più ricordati dai nostalgici. C’era tanta concorrenza nel settore?
Sono felice di poter dire che la gente di Benevento ci ha detto subito “sì” e sono orgoglioso di poter dire che ci hanno anche dato stima ed apprezzamento. Ma, siamo stati talmente apprezzati che, posso “attestarlo”, ahimè, anche tanto “copiati” da molti, anzi da troppi. E quando la concorrenza dilaga, la torta… non basta più.
Siamo in pieno clima natalizio: mi racconti qualche aneddoto legato a questo periodo e alla frenesia che c’era in centro storico…
L’atmosfera natalizia che c’era Al Piccolo Mondo era bellissima, eravamo circondati da parenti, fra i quali mio cugino Italo – colonna portante dell’attività insieme con mia moglie Rosy – e tanti amici carissimi che non vedevano l’ora di venire ad aiutarci, ma soprattutto ci davano il loro aiuto gratuitamente, solo per il piacere di farlo e di farlo bene fino in fondo. Sono certo di non averli ringraziati mai abbastanza. Qualche tempo fa, un ex collaboratore ha detto testualmente che quello del lavoro con noi è stato uno dei periodi più belli della sua vita…
Prima il successo con giocattoli e infanzia, poi con il modellismo: il suo nome è anche legato alle auto radiocomandate…
Da sempre ho cercato di imparare prima a fare le cose e poi, se possibile, a migliorarle: è così, fra l’altro, che una importante fabbrica di carrozzine ha marchiato per lungo tempo i suoi prodotti con il nostro logo. Inoltre,credendo nel modellismo siamo arrivati alle manifestazioni di aerei radiocomandati ed ai campionati di auto radiocomandate. Abbiamo fatto da apripista per la nostra città , ma presto, anche qui…la torta è diventata insufficiente. Comunque, possiamo essere orgogliosi di aver sempre avuto l’accettazione di una clientela affezionata e una concreta collaborazione delle Autorità locali. Ne è una testimonianza Pasquale Viespoli che, sindaco appena eletto, si è cimentato a pilotare un’auto radiocomandata in una delle nostre competizioni.
Vive ormai a Roma da oltre 30 anni, ma appena può torna nella sua terra di origine: Pietrelcina. A San Pio ha dedicato anche un libro…
Benevento ci ha dato molte soddisfazioni per il lavoro, mentre l’essere cresciuto a Pietrelcina mi ha legato in modo indissolubile a Padre Pio ed al suo paese natale. La conoscenza dei luoghi dell’infanzia di Francesco Forgione mi ha dato la possibilità di scrivere, con mia figlia Lara, un libro sulla fanciullezza di Padre Pio edito dai Cappuccini di Pietrelcina: un viaggio immaginario nella Prèta Pucìna di fine ‘800, uno spaccato di vita al tempo dei Forgione. Padre Pio era già nella mia vita ancor prima che io nascessi: infatti la mia mamma era stata battezzata dal giovane Padre Pio durante la sua permanenza a Pietrelcina e mio nonno era suo amico e compagno di leva. Ho avuto il privilegio di incontrarlo e di ricevere la sua benedizione e la sua raccomandazione a “non far scomparire“ il nostro paese. Ho toccato con mano quanto affetto e quanta nostalgia nutrisse per Pietrelcina e per i suoi compaesani.
Chiudo con un’altra grande passione: quella per l’archeologia, che nel tempo l’ha portata a studiare e a raggiungere importanti obiettivi…
Da giovane studente mi sono reso conto che Pietrelcina aveva qualche testimonianza archeologica che ci parlava di un lontano passato e che doveva essere custodita e protetta in modo che, poi, gli esperti l’avrebbero potuta far “parlare”. Con gli amici abbiamo fondato una delle prime associazioni archeologiche in Italia con l’obiettivo di conservare “in loco” le testimonianze delle nostre radici lontane nel tempo e nella storia.. Abbiamo “scovato” e protetto per decenni, con l’Archeoclub, quello che oggi può essere considerato il vero “patrimonio archeologico” di Pietrelcina. Ed infine, la sorte mi ha fatto un bellissimo regalo personale: nel 2016, grazie alle foto satellitari, ho scoperto un nuovo ed importante sito archeologico con la struttura di una fattoria sannitica del III-IV secolo a.C. ed altre notevoli evidenze di superficie risalenti all’età del bronzo. Il futuro “archeologico”, adesso, è nelle mani dei pietrelcinesi che hanno il dovere morale di mettere a frutto i “talenti” ancora custoditi dalla nostra madre terra. E sono certo che anche l’occasione del Giubileo 2025 potrà permettere a Pietrelcina di godere delle “più elette benedizioni dal Cielo”.