POLITICA
Che fine faranno i deluchiani?
Appare molto complicato prevedere il destino dei consiglieri regionali di maggioranza e dei tanti riferimenti che in tutti questi anni si sono mossi all’ombra di De Luca sui territori, con l’ambizione di conquistare un posto al sole alle prossime regionali. Al netto dei consiglieri Pd, che non hanno prospettiva fuori dal partito, molto dipenderà da come le due coalizioni si muoveranno, dal tempo che impiegheranno per mettere in campo alternative riconoscibili. Nel mare magnum dell’indistinto sono tutti sul mercatoAscolta la lettura dell'articolo
Al netto dei consiglieri regionali del Partito democratico, che non hanno mai nemmeno teorizzato di coltivare la propria prospettiva fuori dal partito, con o senza De Luca, appare molto complicato provare a prevedere il destino degli altri consiglieri regionali di maggioranza e dei tanti riferimenti che in questi anni si sono mossi all’ombra di Vincenzo De Luca, coltivando l’ambizione di conquistare uno scranno in Assise regionale.
I consiglieri regionali di Italia Viva in questa fase sono i più ostinati sostenitori delle ragioni del governatore, come certificato anche dalle dichiarazioni rilasciate da Matteo Renzi all’indomani dell’approvazione della riforma elettorale che aprirebbe la strada al terzo mandato del governatore. D’altro canto, come si ricorderà, nel 2020 Italia Viva era appena nata e a comporre le liste in Campania fu De Luca in prima persona, che ovviamente utilizzò il neo partito per garantire spazio ai suoi portatori di voti in cerca di collocazione. Dunque definire renziani i consiglieri regionali di Italia Viva in Campania è quantomeno un azzardo, perché in realtà è Renzi che non può fare altro che assecondare la linea dei suoi.
Il punto, però, è che il prossimo anno non si voterà solo in Campania, ma si voterà, contestualmente, anche in Puglia, Veneto, Toscana e Marche e nel momento in cui, come appare molto probabile, dovesse prendere corpo e sostanza un accordo sul piano nazionale tra tutte le forze di centrosinistra in vista delle regionali, difficilmente Italia Viva potrà confermare il proprio sostengo allo sceriffo di Salerno. Dunque o si adegueranno alle indicazioni dei vertici nazionali, cercando la rielezione nel campo progressista, o dovranno necessariamente ricercare una nuova collocazione accanto al governatore, facendo leva sul consenso strutturato di cui dispongono. Fermo restando che non possiamo escludere nemmeno clamorosi passaggi tra le fila del centrodestra, nel momento in cui i rapporti di forza dovessero premiare la coalizione di governo. Al netto di pochissime eccezioni, infatti, la cospicua pattuglia di Italia Viva in assise regionale è composta da riferimenti privi di qualsiasi ancoraggio ideale, portatori di voti che nell’indistinto hanno saputo costruire le proprie fortune.
E non è dissimile il profilo della stragrande maggioranza dei consiglieri riconducibili ad Azione, ovvero di quelli eletti nelle liste del Presidente, al netto dei pochissimi fedelissimi il cui destino è inevitabilmente legato a quello del leader. Oggi sono tutti compatti attorno a De Luca ma nella misura in cui l’orizzonte dovesse farsi incerto nessuno esiterebbe a mettersi sul mercato, con il proprio bagaglio di voti, con la propria utilità marginale. Intanto De Luca governerà ancora per un anno e dunque conviene restare al suo fianco, perché il consenso necessita di essere alimentato con la leva della gestione.
Diverso, invece, il ragionamento per i riferimenti del Movimento Cinque Stelle in assise, tutti compatti nel dirsi contrari al terzo mandato del governatore, tutti convinti della necessità di lavorare ad un nuovo campo progressista. Il punto è che potranno essere certi del proprio destino solo quando sarà chiaro il destino del Movimento, come noto impegnato in una sanguinosa fase costituente. Nulla è scontato e proprio non si può escludere la possibilità che fra un anno il Movimento si ritrovi nuovamente arroccato su di una posizione di isolamento.
Dando per scontata la fedeltà di Alleanza Verdi Sinistra alla causa del campo progressista, resta da capire quale sarà il futuro di quei consiglieri di maggioranza eletti cinque anni fa in liste minori, costrette in percentuali da prefisso telefonico, che con la nuova soglia di sbarramento al 2,5% non hanno più molte ragioni di esistere. Si tratta, tuttavia, di consiglieri che sui territori godono di un consenso significativo, dunque non dovrebbero avere grandi problemi a riciclarsi.
Venendo, invece, ai tanti riferimenti in giro per la Campania che in questi anni hanno vissuto all’ombra di De Luca, lavorando per ottenere una candidatura al Consiglio regionale, tutto dipenderà da quel che accadrà nei mesi a venire, dagli equilibri che si determineranno, dagli spazi che si apriranno e dal contesto con il quale si arriverà alla vigilia del voto. E la scelta, manco a dirlo, non sarà solo tra il blocco civico del governatore e il centrosinistra, perché un centrodestra forte rappresenterebbe, in una contesa a tre, una opzione molto appetibile per tanti. Almeno per tutti quelli, la maggioranza, che alla logica dell’appartenenza hanno sempre preferito quella della convenienza contingente, del trasversalismo d’accatto, che hanno sempre navigato nella palude del trasformismo. Quel che è certo è che, nel contesto dato, prima i blocchi principali troveranno la sintesi sulla candidatura apicale, prima si apriranno i giochi, più difficile sarà, per De Luca, contenere l’inevitabile diaspora.