Opinioni
Una ferrovia sospesa tra promesse e realtà: la ‘Benevento-Cancello’ attende il suo ritorno
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“Tu dimmi quando…quando”. Prendiamo in prestito una strofa della celeberrima canzone di Pino Daniele perché, crediamo, sia la scelta migliore quando si parla della riapertura della tratta ferroviaria Benevento–Cancello. In fondo se lo chiedono in tanti, in primis i pendolari che da quasi cinque anni sono costretti ad affidarsi a mezzi sostituitivi per raggiungere Napoli dal capoluogo sannita, ma soprattutto dalla Valle Caudina. In fondo sono davvero i cittadini di questa territorio, diviso tra l’Irpinia e il Sannio, ad essere penalizzati dalla chiusura.
Premesso che i lavori di ammodernamento sono necessari per garantire maggiore efficienza e sicurezza alla linea, che la pandemia e gli aumenti del costo delle materie prime hanno rallentato le operazioni, ciò che le persone sono stufe di ascoltare sono le promesse disattese e basta fare una ricerca sui motori di ricerca digitando “riapertura tratta Benevento – Cancello” per avere un riscontro.
Intanto è di ieri la notizia che il servizio riprenderà entro giugno 2025, a distanza di cinque anni dalla chiusura; ad annunciarlo il presidente dell’EAV, Umberto De Gregorio, ai sindaci del comprensorio e consiglieri regionali irpini e sanniti che hanno partecipato ad incontro che si è svolto a Napoli. La speranza è che questa sia l’ultima deadline che i cittadini siano costretti a leggere sulle varie testate locali.
Da Mastella alla Lega e i sindacati, in questi giorni si susseguono dichiarazioni che stanno riportando l’attenzione sul tema. Ben vengano, così come l’intervento del consigliere del Pd Erasmo Mortaruolo. Parlarne scuote il dibattito pubblico e, come testimonia l’incontro di ieri, si arriva ad un risultato. In questo contesto, però, sorge un rischio importante: che il futuro della tratta diventi meramente un argomento di propaganda in vista delle prossime elezioni regionali. Per evitare che questa situazione venga “politicizzata” le istituzioni locali devono agire in nome del “bene comune” e non su considerazioni elettorali a breve termine.
Perché? La chiusura della tratta non è solo una questione infrastrutturale ma di equità territoriale. La ferrovia, cosi come altri mezzi di trasporto o il potenziamento delle rete stradale (vedi raddoppio Telesina), è un canale di accesso a opportunità, scambi e risorse. Le aree che ne sono sprovviste rischiano di rimanere tagliate fuori dal processo di sviluppo, aggravando una condizione di perifericità già presente. In fondo come diceva Pino in un’altra canzone – “Yes I know my way” – la via c’è, basta volerla davvero percorrere. E con la determinazione e la serietà di chi ci crede, “qualcosa arriverà”.