POLITICA
La solitudine di De Luca, l’ipocrisia dei deluchiani
Sarebbe un grossolano errore individuare nell’assenso dei consiglieri Pd sulla nuova legge elettorale la determinazione a sostenere il governatore nella sua corsa verso il terzo mandato. È vero l’esatto contrario. È vero, cioè, che De Luca sta giocando la sua partita in perfetta solitudine e non è certo un caso se proprio i consiglieri regionali del Pd, unitariamente, hanno chiesto una verifica definitiva alla segretaria nazionale muovendo dal presupposto che la priorità è l’unità del partito
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Mercoledì pomeriggio, come certamente saprete, Vincenzo De Luca ha radunato i 31 consiglieri della sua maggioranza a Palazzo Santa Lucia, come sempre accade alla vigilia dell’approvazione della legge finanziaria. Stavolta, però, all’ordine del giorno c’era la nuova legge elettorale per rimuovere il tetto dei due mandati per il governatore recependo la norma nazionale e posticipandone gli effetti dal momento della presa d’atto.
Insomma, la medesima strada percorsa da Zaia in Veneto, la stessa appena percorsa dal Consiglio regionale del Piemonte, anche con i voti dei consiglieri del Pd. Una soluzione che trova conforto in una sentenza della Corte Costituzionale.
La nuova legge elettorale arriverà in assise il prossimo 5 novembre, insieme al Documento di economia e finanza, alla nuova legge di sostegno alle Famiglie e alla proposta di modifica alla legge Calderoli sull’autonomia differenziata appena approvata in giunta. Tutti d’accordo, a partire dai consiglieri regionali del Pd, che in realtà hanno ottenuto un primo grande risultato strappando uno sbarramento al tre per cento, che porrà fine all’estrema parcellizzazione della rappresentanza impedendo a partitini con percentuali prossime allo zero di esprimere consiglieri sulla base di un consenso limitato ad una sola provincia.
Per il resto sarebbe un grossolano errore individuare in questo silente assenso dei consiglieri Pd la determinazione a sostenere il governatore nella sua corsa verso il terzo mandato. È vero l’esatto contrario. È vero, cioè, che De Luca sta giocando la sua partita in perfetta solitudine e non è certo un caso se proprio i consiglieri regionali del Pd, unitariamente, hanno chiesto una verifica definitiva alla segretaria nazionale muovendo dal presupposto che la priorità è l’unità del partito.
Insomma, i consiglieri dem si muoveranno nella massima coesione, proveranno a premere sulla segretaria nazionale per evitare la spaccatura ma lo faranno muovendo dalla consapevolezza che l’unica sintesi possibile è quella che passa per un passo indietro del governatore. Dunque proveranno a convincere Schlein a riaprire il dialogo con De Luca mettendo sul tavolo nuovi possibili punti di mediazione, vuoi sul governatore, vuoi sul suo primogenito.
Sullo sfondo si fanno sempre più insistenti le voci su di un accordo già definito per concedere al Movimento Cinque Stelle il diritto ad esprimere la candidatura apicale in Campania, visto che proprio a queste latitudini il Movimento può vantare percentuali ancora molto alte, visto e considerato che un accordo su base nazionale che restituisca a Giuseppe Conte e ai suoi l’onere e l’onore di indicare il candidato alla Presidenza toglierebbe il Nazareno da qualsiasi imbarazzo proprio su De Luca.
E mentre tutto questo accade, il centrodestra, che in ragione della spaccatura interna al Pd avrebbe tutte le condizioni per puntare alla vittoria, continua ad essere prigioniero delle divisioni interne, in una partita senza senso sul candidato apicale. Anzi la sensazione è che da quelle parti si muova dal presupposto che contro un centrosinistra unito non ci sarebbe partita e che, dunque, solo dinanzi alla rottura tra De Luca e il suo partito si potrà davvero ragionare di una strategia per la vittoria. Il modo perfetto per blindare la sconfitta, anche nel caso in cui De Luca dovesse andare fino in fondo.