Sindacati
FIMMG, SNAMI, CISL, SMI, FMT e CIMO contro la demedicalizzazione delle ambulanze 118
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Le organizzazioni sindacali FIMMG, SNAMI, CISL, SMI, FMT, rappresentative dei medici di Medicina Generale e Continuità Assistenziale, e CIMO in rappresentanza dei propri iscritti della Dirigenza Medica, esprimono la più netta contrarietà al piano di demedicalizzazione delle ambulanze del 118 che depotenzia l’assistenza medica sul territorio e non consente ai pazienti di poter beneficiare della corretta sequenza delle cure di cui avrebbero bisogno.
In questi ultimi mesi, con la demedicalizzazione di sole quattro ambulanze su dieci – scrivono – si sono verificate preoccupanti criticità legate alla destrutturazione del servizio 118, con inevitabili conseguenti effetti negativi nelle prestazioni di soccorso sanitario soprattutto per le gravi patologie tempo-dipendenti.
In particolare risultano dilatati i tempi dell’intervento medico sui codici rossi e in molti casi i pazienti gravi sono stati trasportati verso l’Ospedale senza l’assistenza del medico a bordo. La funzione di filtro sul territorio è diminuita con impennata degli accessi impropri al PS ed ulteriore congestionamento delle strutture ospedaliere. Nel caso di incidenti stradali e negli interventi ad elevato grado di mortalità, il medico deve spesso attendere l’ambulanza per mettere in sicurezza il paziente oppure è l’ambulanza che deve attendere il medico per somministrare la necessaria terapia salvavita. La riduzione dei tempi LEA di due minuti, di cui si vanta la ASL, non è correlata all’appropriatezze degli interventi che richiedono tempestività di diagnosi e terapia e succede spesso che, con grave rischio per il paziente, si debba attendere almeno un’ora per l’arrivo dei soccorsi con il medico. La Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) è attivata in modo del tutto inappropriato per sopperire alla mancanza del medico sull’ambulanza ed è evidente che tale figura professionale, non inquadrata nella disciplina dell’emergenza e non dotata di idonei dispositivi medico-chirurgici, non può essere ordinariamente utilizzata a svolgere le funzioni del medico 118 avendo un ruolo e competenze diverse nell’ambito dell’assistenza territoriale.
Il progetto di demedicalizzazione delle ambulanze della ASL – proseguono i sindacati – ha suscitato ampia e diffusa protesta da parte delle rappresentanze istituzionali e della popolazione con petizioni popolari, contestazione di Sindaci, Consiglieri Comunali, Ordine dei Medici, Parlamentari di tutto l’arco politico, sindacati, associazioni dei medici, Tribunale del Malato, ANCI. Tali segnali di allarme non devono essere sottovalutati in quanto il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, non può in alcun modo essere messo in discussione.
Occorre quindi riformulare la riorganizzazione del servizio nella logica dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità e appropriatezza delle cure tenuto conto che il medico a bordo dell’ambulanza aumenta in modo significativo le percentuali di sopravvivenza dei pazienti critici che ricorrono alle strutture deputate ad affrontare l’emergenza.
La ASL di BN propone di demedicalizzare tutte le ambulanze pur avendo la percentuale più alta di medici 118 attualmente in servizio, corrispondente al 62 % dell’organico previsto, mentre in tutte le altre ASL della Campania, con un numero di medici molto più esiguo, si assiste ad una demedicalizzazione parziale. Tutto ciò è paradossale se si considera che il contingente di 48 medici sui 78 previsti, con la corretta applicazione delle norme e degli istituti contrattuali, è ampiamente sufficiente a garantire la regolare funzionalità delle postazioni attualmente medicalizzate del 118 senza alcun bisogno di procedere ad ulteriori demedicalizzazioni delle ambulanze. È’ quindi del tutto evidente che la ASL non può giustificare la demedicalizzazione delle ambulanze con la carenza dei medici.
Per affrontare la problematica, è indispensabile che ASL proceda ad istituire un tavolo tecnico aziendale sull’emergenza 118 con la partecipazione dei medici che sono già sul campo e con le rappresentanze delle sottoscritte OO.SS. La demedicalizzazione non può essere la premessa per una riduzione della pianta organica da 78 a 48 medici, anche perché questo ridimensionamento non sarà mai più recuperabile in Regione Campania.
Per evitare il taglio delle prestazioni in emergenza e garantire l’equità di accesso alle cure occorre utilizzare al meglio i medici già a disposizione nonché predisporre una idonea formazione dell’emergenza-urgenza in modo da poter assicurare per tempo un maggior numero di medici correttamente formati in tal senso, senza tralasciare, come sembrerebbe scontato, la possibilità di indire nuovi concorsi per colmare questa grave lacuna.
La serie di effetti distorsivi generati dalla demedicalizzazione non persegue in alcun modo l’obiettivo di un reale miglioramento del sistema ed è per tale motivo che le sigle sindacali preannunciano iniziative, non escluso lo stato di agitazione, finalizzate a garantire il diritto alla salute che, ovviamente, non può essere subordinato esclusivamente alle logiche del riequilibrio finanziario.