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San Bartolomeo in Galdo, è emergenza cinghiali: chiesta soppressione della Zona di Ripopolamento
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E’ sempre alta l’attenzione nel Sannio sulla problematica cinghiali. Questa volta a farsi sentire è l’amministrazione comunale di San Bartolomeo in Galdo, guidata dal sindaco Carmine Agostinelli, che ha chiesto alla Regione Campania di sopprimere la Zona di Ripopolamento e Cattura presente nel territorio del centro fortorino.
“Tale zona – spiega l’atto – non ha mai prodotto selvaggina per immissioni diventando esclusivamente, nel corso degli anni, ricovero per i cinghiali e anche per altre specie. Il numero di cinghiali aumentati a dismisura negli ultimi anni sta causando una serie di problemi inerenti l’ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini e notevoli danni all’economia dell’intero territorio, in particolare nel Comune di San Bartolomeo in Galdo, che da anni ospita la summenzionata area di ripopolamento e cattura”.
A preoccupare, inoltre, è anche la ricaduta economica che la presenza degli animali sta avendo sul tessuto agricolo-imprenditoriale: “Il numero elevato di questa specie – sottolinea il Comune – negli anni ha modificato l’ordinamento colturale della zona, infatti non vengono più coltivate alcune colture quali, girasole, mais, favino ed altre leguminose da granella, indispensabili per la razione alimentare dei bovini ed altre specie di allevamento, (nella maggior parte dei casi i semi vengono raccolti alla semina), costringendo gli allevatori a rifornirsi sul mercato esterno, aggravando ulteriormente i costi di produzione per le aziende agricole, con il risultato dell’abbandono delle attività zootecniche e la relativa chiusura degli allevamenti”.
Non solo: l’area è ubicata a ridosso del centro abitato e in una zona dove sono presenti insediamenti abitativi. Questa posizione ha determinato la presenza di cinghiali nel centro abitato e davanti alle abitazioni rurali presenti nell’area, con notevoli rischi per la sicurezza dei cittadini.
“Il territorio di San Bartolomeo in Galdo – aggiunge la delibera – è costituito per circa il 18% da superficie agricola non utilizzata, fatta di incolti, macchia mediterranea e boschi, che, per caratteristiche orografiche e vegetazionali non sono accessibili all’attività venatoria e che quindi di per sé costituiscono aree di ripopolamento naturale, peraltro già popolate da fauna selvatica, che possono sostituire totalmente le aree di ripopolamento a suo tempo individuate dagli enti preposti.
La Regione Campania, intanto, è già al lavoro per l’elaborazione del nuovo Piano faunistico regionale, che si andrà ad elaborare alla scadenza di quello attuale prevista per il 2023. “In questa fase propedeutica – spiega l’ente sannita – chiediamo di provvedere ad effettuare una rivisitazione degli istituti faunistici ed una diversa ubicazione dell’area di ripopolamento e cattura, fatta in zone lontane dai centri urbani e privi di insediamenti abitativi e quindi provvedere alla soppressione completa dell’attuale ZRC.