CULTURA
Un progetto di recupero per l’Anfiteatro Romano di Benevento: sarà parco urbano e area archeologica

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Grazie ai fondi del Pnrr e alla linea d’investimento ‘Regina Viarum’ del Ministero della Cultura, si potrà recuperare e valorizzare l’antico tracciato della via Appia, con interventi di restauro e recupero urbano dello straordinario patrimonio culturale, archeologico e paesaggistico intercettato lungo il percorso.
La Città di Benevento assumerà il ruolo fattivo di Soggetto Attuatore su tre direttive importanti che riguarderanno l’Arco del Sacramento, il Ponte Leproso e l’Anfiteatro Romano. Proprio per quest’ultimo – i cui resti sono stati localizzati tra via Munanzio Planco e via Appia Antica – c’è in ballo un finanziamento pari a 900mila euro.
L’Anfiteatro Romano di Benevento era prossimo al ponte Leproso, accesso della via Appia Antica alla città romana. I pochi resti portati alla luce sono stati rinvenuti in maniera del tutto casuale negli anni Ottanta, in seguito all’abbattimento di un edificio esistente. Recentemente era stata l’associazione ‘Sannio Report’, con un gruppo di volontari guidati dal presidente Felice Presta, a portare avanti un’opera di pulizia straordinaria dell’area sommersa dalla vegetazione.
IL PROGETTO – L’intervento si prefigge l’obiettivo di valorizzare quanto già rimesso in luce dell’edificio, nell’ambito di un’area aperta al pubblico e sistemata a parco urbano. In tal modo l’intera area sarà resa fruibile, lasciando la possibilità di eseguire future indagini archeologiche. Prioritariamente a qualsiasi intervento, dovrà essere effettuata una pulizia dell’area dalla vegetazione, bloccando la crescita delle piante e degli alberi. La pulizia dovrà essere eseguita anche manualmente e, comunque, con gli accorgimenti necessari ad evitare che eventuale materiale archeologico disperso possa essere danneggiato.
Si prevede dunque: lo smantellamento della struttura di copertura dei reperti archeologici; la demolizione dei muri in calcestruzzo che recintano l’area; il restauro e il consolidamento delle strutture antiche attraverso un insieme sistematico di interventi specifici da definire in seguito al rilievo del degrado; la realizzazione del sistema di canalizzazione delle acque piovane nella zona archeologica mediante opere di drenaggio e idonee pavimentazioni in cocciopesto; la realizzazione della recinzione del parco urbano; la sistemazione a verde dell’area circostante la zona dei reperti, tramite anche la plantumazione di essenze arboree e arbustive non invasive e di facile manutenzione; in presenza di evidenze archeologiche durante i lavori di sistemazione dell’area a verde, la esecuzione dello sterro per riportare il livello.
Non solo: si lavorerà per il recupero del materiale archeologico disperso e la realizzazione di un percorso pedonale che consenta la visita all’area archeologica e al parco urbano. Sarà creato anche un idoneo impianto illuminotecnico lungo il percorso e nell’area archeologica, un impianto di irrigazione. A completare l’opera la realizzazione dell’impianto di videosorveglianza e l’installazione di elementi di arredo urbano.
Il progetto dovrà tenere conto della futura necessità di effettuare ulteriori scavi archeologici: le strutture murarie dovranno limitarsi a quelle strettamente necessarie per gli eventuali contenimenti, mentre i percorsi dovranno essere realizzati con strutture e materiali facilmente removibili.
LA STORIA – La presenza di un anfiteatro nell’antica città romana era stata più volte ipotizzata sulla scorta di fonti letterarie e documentarie. Infatti, diversi rinvenimenti di rilievi di soggetto gladiatorio raffiguranti corazze, scudi e gambali, nonché la presenza di un “ludus magnum”, avevano fatto presagire l’esistenza di un altro edificio per spettacoli, oltre al teatro. Nel 1985, a seguito dell’abbattimento di un fabbricato fatiscente, furono rinvenute alcune strutture che, successivamente indagate, portarono alla luce una piccola porzione della struttura radiale a sostegno della cavea e dei gradoni, oltre ad alcune parti del muro esterno. Posto in prossimità dell’attuale Ponte Leproso, nel settore in cui l’Appia entrava in città. Realizzato in opus mixtum, l’anfiteatro beneventano è stato datato sulla base dei dati rinvenuti durante le operazioni di scavo archeologico tra l’età triumvirale e l’età augustea.
La scelta di realizzare il grande edificio per spettacoli al di fuori dalle mura cittadine e in prossimità di importanti arterie era frequente nelle città romane ed era dettata dalla necessità di garantire un rapido deflusso degli spettatori senza che la confusione ed eventuali disordini potessero mettere a repentaglio la sicurezza della città. Probabilmente l’Anfiteatro si sviluppava su tre livelli e raggiungeva circa ventisette metri di altezza. Si ipotizza avesse una estensione di 130 metri di larghezza per 160 metri di lunghezza e una capienza tale da contenere all’incirca 30mila spettatori. All’interno dell’arena è attestato che si svolgessero i munera gladiatoria ovvero la pratica dei combattimenti tra gladiatori che venivano addestrati e si allenavano all’interno del ludus magnus, una sorta di palestra gestita direttamente dalla famiglia imperiale. Nei suoi Annales lo storico latino Tacito ci ricorda anche della presenza dell’imperatore Nerone venuto in città, su invito di un tale di nome Vatinio nell’anno 63 d.C., per assistere ad uno spettacolo gladiatorio.
Abbandonato probabilmente già nel IV secolo d.C. a causa dei terremoti e dell’incuria, fu in parte spoliato e alcuni blocchi di pietra furono reimpiegati per rafforzare la cinta muraria, mentre i frammenti calcarei con soggetto gladiatorio furono spesso utilizzati per abbellire le facciate dei palazzi del centro storico, dove possono ancora essere ammirati. Probabilmente anche le 56 colonne che dovevano abbellire la facciata e gli interni della grande struttura furono utilizzate per le navate della basilica paleocristiana (l’attuale Duomo). L’urbanizzazione della zona, la costruzione di case e palazzi e, soprattutto, la realizzazione alla fine dell’800, dei binari della ferrovia Benevento-Napoli e della vicina stazione, hanno ricoperto nel tempo le antiche strutture.
LE CRITICITA’ – L’anfiteatro è stato rimesso in luce solo per una piccola porzione non aperta al pubblico e protetta da una copertura provvisionale in cattivo stato di conservazione. I ruderi sono compresi in un’area più estesa, in parte recintata ma comunque inaccessibile per la presenza della vegetazione infestante. È un’area incolta, mai interessata da interventi di manutenzione ordinaria. Le stesse evidenze archeologiche ne sono invase, rischiando di esserne danneggiate. Sarà ora possibile constatare la effettiva condizione delle strutture archeologiche solo in seguito alla pulizia dell’area dalla vegetazione e da un accurato rilievo.