Cittadini
Maltempo, la lettera: ‘Rotonda dei Pentri e via Vitulanese, area abusata e dimenticata: è terra di nessuno’
Ascolta la lettura dell'articolo
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione inviata alla nostra redazione da un commerciante e residente sannita, Emilio Iele, in merito al maltempo dei giorni scorsi e ai disagi causati in alcune contrade della zona di via Vitulanese, alla periferia di Benevento.
“Il ritorno delle piogge intense ha risvegliato un incubo già vissuto dai residenti di alcune contrade beneventane flagellate dalla furia dei corsi d’acqua mai regolamentati e mai messi in sicurezza nel corso degli anni a partire dagli eventi tragici del 2015. Forse l’unico vantaggio dello scorso alluvione è quello di aver dato notorietà ad alcune di queste contrade poste ora all’attenzione degli Enti preposti.
Ma ci sono aree, a ridosso della periferia che vengono considerate “terra di nessuno” e che tuttavia sono attraversate da importanti snodi stradali; sono aree abitate da diverse famiglie e sono servite da esercizi commerciali. E’questo il caso dell’inizio di via Vitulanese, la strada che, dalla ben nota Rotonda dei Pentri scende verso la fondovalle, incrociando sul percorso le contrade di Pantano e di San Vitale.
Qui scorre il torrente Malecagna che tange diversi nuclei abitativi, fiancheggia la provinciale, attraversa tombato il terrapieno della ferrovia e sfocia nel Calore dopo essersi unito al torrente Fasanella. Nel corso di un trentennio il corso d’acqua ha modificato il suo regime e in occasione di piogge intense esonda invadendo i campi coltivati, i pianterreni degli edifici e si accumula, ostruendolo, il sottopasso della via Ponte a cavallo.
I residenti, che osservano da anni l’andamento del torrente hanno ben chiaro, a differenza delle autorità preposte, che il degenerare del regime di questo corso d’acqua è dovuto non certo solo ai cambiamenti climatici, ma da interventi scellerati disposti dai progettisti che all’epoca appaltarono la sistemazione dello snodo viario della Rotonda dei Pentri pensando di incanalare le acque pluviali nel torrente.
A quest’azione inadeguata si aggiunse quella di coloro che, su disposizione della Ferrovia tombarono e deviarono il corso del torrente in un tunnel non sufficiente a contenere il regime delle acque. Quando si abbattono temporali, che così eccezionali oggi non sono più da ritenersi, il Malecagna diventa a regime impetuoso, non viene accolto dai fiumi in cui naturalmente sfocia, impatta contro l’imbocco del tunnel della ferrovia ed esondando torna indietro oltre il suo alveo.
E’ questa un’ analisi dei fatti basata sulla semplice osservazione di chi vive quest’area considerata “terra di nessuno” e che evidentemente sfugge all’attenzione dei più esperti addetti ai lavori. Oggi questa è un’emergenza di cui occuparsi trovando nuove soluzioni che già all’epoca apparivano incaute. Bisogna prontamente intervenire se si vuole pensare ad una politica sostenibile nel rispetto del territorio e a vantaggio della comunità; gli interventi non devono essere mossi dalla proiezione ottimistica del consenso di un elettorato piuttosto consistente, ma dal garantire le legittime condizioni di vita di chi vive da sempre questa lingua di terra abusata”.