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Elezioni, Mastella commenta l’accordo Pd-Azione: “Nel Sannio possiamo dire la nostra”
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Da viandante a guastatore. E’ la nuova linea del sindaco di Benevento e leader di Noi di Centro, Clemente Mastella, in vista delle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Dopo l’accordo tra Pd e Azione e il conseguente stop all’intesa di un ‘campo largo’, il primo cittadino sannita risistema le fila del suo ‘manipolo’ – come lui stesso lo ha definito in una recente nota stampa – e guarda soprattutto ai collegi campani dove il suo partito ha diverse cartucce da sparare. “Il mio slogan sarà il partito del Sannio per il Sannio”, ha detto in una intervista rilasciata ad Ntr24.
“Non romperemo solo le uova nel paniere elettorale della nazione – ha spiegato -. Qui (in Campania ndr) caratterizziamo una presenza seria. Ci presentiamo sia nel proporzionale che nel maggioritario in Campania, Puglia, Basilicata e, forse, anche in Calabria. Il nostro orgoglio è quello di essere eredi della tradizione delle aree interne che vengono sempre trascurate”.
Poi, Mastella è passato ad analizzare l’alleanza Pd-Azione: “Calenda ha ottenuto un risultato straordinario con il 30% dei seggi – ha sottolineato -. Il Pd ci ha perso, ma perderà soprattutto a sinistra e questa scelta farà crescere l’area di influenza del M5s. Chiunque è al centro è nostro alleato, ma per quanto mi riguarda possiamo anche andare da soli. Noi abbiamo il presidente della Provincia e il Comune e possiamo anche restare nel nostro fortilizio a guardare gli altri”.
Ma Mastella non è certo il tipo di politico che ama restare in disparte a guardare e così la diplomazia è al lavoro anche con Italia Viva: “Credo che un accordo sia auspicabile più per loro che per noi. Chi pensa che Mastella sia disperato, sbaglia. Io sono tranquillo e continuo a pensare a Benevento. A breve, inoltre, presenterò un paio di iniziative per rendere la città ancora più attrattiva”.
Infine, una analisi sui sondaggi e sull’avanzata del centrodestra: “L’unica volta che si è vinto è stato il 2006 quando c’ero io da un lato e Bertinotti dall’altro. Le rotture non abilitano le vittorie del centrosinistra. C’è un 42% di indecisi che, probabilmente, non andranno a votare. Detto questo, rispetto ad un campo largo che non c’è il vantaggio del centrodestra è evidente sul piano dei sondaggi”.