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Fortore

Molinara protagonista nell’accoglienza delle persone che stanno scappando dalla guerra

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«Il mio nome è Oksana, vengo dall’Ucraina, ho lavorato in un asilo con bambini da 3 a 7 anni. Mi stavo prendendo cura di mia nonna che è morta il primo giorno della guerra. Ho 2 ragazzi che amo, Mykhail 8 anni che ama la pesca e Maksym». «Il mio nome è Tetiana, ho 34 anni, vengo dall’Ucraina. Ho lavorato come barista in un caffè nel centro della città. Ho 2 bambini, Xenia 13 anni che è impegnata in ginnastica e danza, e Vlad 1. Mio marito è un militare».

Tetiana e Oksana sono fuggite dalla guerra con i loro Pollicini. Tetiana ha con sé anche sua nonna Olga. E sono qui, adesso, a Molinara, piccolo comune welcome dell’entroterra campano, il Fortore, terra di olio, vento e di colline, di neve e di sole caldo d’estate.

Lungo il confine tra Polonia e Ucraina hanno incontrato Giovanni Calabrese e il Progetto “Pollicino fugge dalla guerra” del quale è responsabile per la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome e la Rete “Sale della Terra”: da quella striscia di terra tra la morte e la vita, Calabrese le ha accompagnate fino a qui, dove oggi c’è la festa per la loro accoglienza, presente la comunità del paese, Sindaco e Giunta in testa.

Adesso per loro si apre una speranza qui in Italia, qui nel Sannio a Molinara dove sono state inseriti nel SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) del Comune del Sindaco Giuseppe Addabbo.

«Quando 4 anni fa decidemmo di attivarci nell’accoglienza, attraverso l’esperienza del SAI –dice il Sindaco Addabbo durante il saluto di accoglienza delle profughe ucraine e dei loro Pollicini – l’intento era proprio quello di abbinare la solidarietà e l’aiuto alle famiglie e ai popoli in difficoltà con la possibilità di ripopolare e reinsediare il nostro territorio, che soffre come tanti altri piccoli comuni delle zone interne il fenomeno della desertificazione umana. Oggi, che ci troviamo nel pieno di una guerra ingiusta, come lo sono tra l’altro tutte le guerre, con una politica internazionale avvitata tutta sui propri interessi, fregandosene della povera società civile, il nostro vuole essere un gesto che va proprio a favore degli ultimi e di chi soffre realmente. Perché come sempre avviene la guerra non la subisce chi l’ha decisa ma i poveri soldati e la povera gente. Ed è bello pensare – conclude Addabbo – che proprio in queste circostanze la bandiera del Welcome, di cui Molinara fa orgogliosamente parte, recita un ruolo da protagonista a favore delle persone che soffrono. Possiamo chiudere così ancora una volta c’è la “grandezza dei piccoli” contro la “stupidità dei grandi”».

Mentre il Sindaco parla, Ala e Olga, rispettivamente moldava e ucraina, che vivono da tempo in questo territorio, danno il meglio di loro stesse per accorciare il ponte linguistico di Tetiana, Oksana e Olga e dei bambini.

Il Progetto “Pollicino fugge dalla guerra” nasce dalla Rete dei Piccoli Comuni del Welcome e dalla Rete “Sale della Terra” che fin dal primo sparo in Ucraina decidono che non si può stare a guardare e cercano contatti e collaborazione con chi è già al confine tra Polonia e Ucraina. Da lì, la partenza verso Kielce e il lavoro di accoglienza in frontiera.

In realtà, la cultura e il lavoro di accoglienza delle due Reti arriva da lontano: «Sale della Terra e la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome sono impegnate dal 2014 nella realizzazione di pratiche di accoglienza diffusa basate su progettazione personalizzata – dice Mariaelena Morelli, che è la Coordinatrice di tutti i SAI della Rete Sale della Terra. Chi fugge dalla guerra vive un’esperienza di sradicamento improvviso, profondo, violento. Le condizioni di vita che si ritrovano nel Paese ospite giocando un ruolo centrale nella determinazione della salute psichica delle persone in fuga e nella possibilità di una riorganizzazione dignitosa, funzionale della propria esistenza. Per cui, sia che si tratti di un periodo transitorio breve, sia che si tratti di un progetto migratorio a lungo termine, è indispensabile garantire dei percorsi di accoglienza strutturata, che siano basati su una governance multilivello e che utilizzino le sinergie già avviate sui territori attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori e gli interlocutori per la riuscita delle misure di accoglienza, protezione e integrazione. Il progetto “Pollicino fugge dalla guerra” prende spunto dalle buone pratiche di accoglienza della rete SAI nell’ambito dei Piccoli Comuni del Welcome in cui gli interventi in favore dei migranti si inseriscono in un contesto più generale di welfare, un welfare che diventa “welcome”.  La rete dei Piccolo Comuni del Welcome, e in questo specifico caso il comune di Molinara, conferma la possibilità di essere una risposta concreta, sia nei periodi emergenziali, sia nel quotidiano per un rinnovamento e una rinascita, anche valoriale, dei nostri territori».

La più emozionata forse è Samantha D’Ambrosio, che è la Responsabile del SAI di Molinara. Adesso la aspetta un lavoro importante come sempre, ma che in questo momento le fa toccare da vicino l’orrore della guerra a due passi dal confine italiano: «Sin da quando è cominciata la guerra – ha detto – ho sempre pensato che anche noi potessimo contribuire a fare la nostra parte. Il Progetto “Pollicino fugge dalla guerra”, in relatà potremmo anche chiamarlo “Progetto SAI per l’Ucraina”, mi piace pensare che questo momento e questo abbraccio si concretizzano anche grazie al fatto che il Comune di Molinara è in Rete con i Piccoli Comuni Welcome. La cosa più bella è che queste due famiglie accresceranno le diverse culture ormai presenti nella nostra comunità».

Il Sindaco ha firmato con Tetiana, Ocsana e Olga il “Patto di accoglienza”, un atto formale ma anche un impegno morale alla reciproca accoglienza: di chi apre una porta e di chi da quella porta entra.

L’applauso sentito scoppia quasi liberatorio e tutti finalmente si sentono “a casa”.

Angelo Moretti, Referente della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, esorta: «Non possiamo fermare la guerra, ma possiamo far avanzare la pace anche e soprattutto con questi gesti. Siamo di fronte ad una tragedia più grande delle nostre forze, delle forze del paese Italia ma anche della stessa Unione Europea. Ma se è vero che questa tragedia ci supera tutti, è anche vero che ognuno può fare la sua parte e che nessuno può sottrarsi senza essere in parte responsabile».

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