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Calcio

Grazie per averci fatto riscoprire il calcio: elogio alle lacrime di Daam

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Abbiamo visto un 21enne spaventato come un bambino. Abbiamo visto le lacrime scendere da due occhi azzurri terrorizzati e scorrere su un viso rosso di paura e fatica. Abbiamo visto la liberazione e l’affetto dei compagni più esperti, prima e dopo la decisione dell’arbitro. Siamo tornati ad amare il calcio. La pandemia e l’assenza forzata dagli spalti avevano attutito quella magia che solo questo sport sa dare: emozioni ovattate ed appiattite come lo schermo al quale il covid ci ha legato.

Quello che è successo a Daam Foulon, giovane terzino belga del Benevento Calcio, è la cosa più romantica che ci è capitata di vedere in questo ‘strano’ campionato di Serie A. La cronaca sportiva è nota a tutti: il difensore commette un fallo in area di rigore al 95esimo minuto, rischiando di condannare la Strega – che aveva lottato in 10 uomini per quasi tutta la ripresa contro la Roma -, ma alla fine il Var annulla il penalty per un fuorigioco di rientro.

L’elemento calcistico è rilevante, ma fino ad un certo punto. Anche se il rigore fosse stato assegnato il concetto non sarebbe cambiato. Quel volto disperato è stato un pugno nello stomaco per tutti noi: un’emozione vera. E’ stato quel momento in cui ti rendi conto di amare una squadra: abbiamo sentito il suo stesso dolore e, per quegli interminabili minuti, abbiamo provato le stesse cose. Noi, i suoi compagni, la dirigenza e tutti i tifosi, inchiodati di fronte ad una tv a sperare insieme.

Che cosa è questo? Questo è il calcio! E di colpo siamo tornati sugli spalti del “Vigorito”, anche se eravamo a casa, seduti sui nostri divani. Siamo tornati, esultando ed abbracciando chi era vicino, guardando quegli occhi azzurri allargarsi in un sorriso tra gli abbracci dei compagni di squadra nel momento della liberazione. Lo stadio vuoto è una cassa di risonanza incredibile: si sente tutto, anche il suono di come viene calciato il pallone, ma ieri sera le lacrime di Daam hanno riempito ogni singolo centimetro di campo con un silenzio assordante. Hanno fatto più rumore di un coro meraviglioso della Sud. Il motivo? Mancavano i suoi tifosi, le persone che avrebbero voluto urlare la loro gioia, in una estasi collettiva che dà senso al gioco. L’auspicio di un ritorno della gente negli stadi sta tutto qui.

Oltre che per l’impegno in campo, noi vogliamo ringraziare Daam per questo. Per averci restituito quel senso di umanità che solo lo sport – e il calcio in particolare – riesce a dare a chi ama e sostiene 11 calciatori che corrono dietro ad una palla. Il rapporto con la squadra del cuore è come una relazione di coppia: le giocate, i gol e le prodezze sono la fase dell’innamoramento, ma l’amore, quello che dura ed è reale, lo riscopri in questi momenti. Ed è bellissimo.

In un mondo sempre più veloce, in cui i calciatori sono icone pop da ‘seguire’ sui social, le lacrime di Daam ci hanno restituito la spontaneità del calcio: una epopea, un dramma e, a volte anche una farsa, che impari ad amare da bambino e continuerai ad amare per sempre, al di là del risultato.

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