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AMBIENTE

Taburno Camposauro, rilevate 15 specie di chirotteri e il gatto selvatico

Primi risultati dall’attività di monitoraggio dei mammiferi, una delle azioni previste dal progetto per la conservazione della biodiversità Sve(g)liamo la Dormiente

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Inizia a svelare la biodiversità del massiccio Taburno Camposauro il progetto Sve(g)liamo la Dormiente, sostenuto da Fondazione con il Sud e promosso dall’associazione WWF Sannio (soggetto responsabile) in partenariato con Ente Parco Regionale del Taburno – Camposauro (organismo di gestione dell’area protetta in cui si svolgerà il progetto, come richiesto dal bando), Achab Med Srl, ASOIM onlus, associazione “Terra e Radici”, associazione “Giardino Oltremodo Botanico onlus”, associazione “Gramigna organizzazione di volontariato”, la società “Lutria snc Wildlife Research and Consulting”, Regione Campania – Direzione Generale per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e Università degli Studi di Napoli Federico II – Dipartimento di Agraria.

Nel corso dell’estate i partner del progetto hanno dato il via alle attività previste e che hanno interessato le diverse aree del Taburno Camposauro. Tra le azioni, quella relativa al monitoraggio dei mammiferi di interesse conservazionistico legati alle foreste attraverso l’utilizzo di stazioni di ripresa video-fotografica nel parco per i carnivori, ed i rilevamenti bioacustici e le catture temporanee per i chirotteri (pipistrelli).

Quattro stazioni sono state già allestite dagli esperti teriologi di Lutria snc, partner del progetto, sul Camposauro e nella porzione settentrionale del Taburno, scegliendo tre tipologie forestali diverse: la faggeta, la cerreta ed il bosco misto mesofilo. Lo studio vedrà l’installazione in tutto il parco e nei due siti Natura 2000 (zone di conservazione speciale ZSC) che al parco regionale si sovrappongono, di 50 stazioni di fotovideotrappolaggio nel corso del 2020. In questi primi mesi di progetto è in corso un’indagine pilota che prevede l’utilizzo di 10 fotovideotrappole.

“In merito ai chirotteri, mammiferi volanti di grande importanza conservazionistica, le informazioni che sono state ottenute nella prima sessione di rilevamento – racconta Pier Paolo De Pasquale, esperto chirotterologo di Lutria snc – sono soddisfacenti, soprattutto alla luce del fatto che l’indagine è di carattere preliminare. In questa prima fase dello studio sono state reperite ed integrate informazioni pregresse e del tutto inedite, relative ai chirotteri geograficamente riferiti all’area del Taburno e Camposauro. Le metodologie di studio adottate finora hanno previsto una prima sessione di campionamento bioacustico, mediante bat detector, uno strumento in grado di rilevare gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli durante le attività notturne e di convertire gli stessi in suoni udibili. Questa fase di campionamento notturno è stata effettuata negli habitat più rappresentativi del Parco, ed in corso d’opera sono stati effettuati anche dei rilievi presso alcuni siti ipogei segnalati nel territorio. Attraverso queste indagini preliminari sono state rilevate ben 15 specie di chirotteri tra le quali diverse specie forestali di importanza conservazionistica come il vespertilio maggiore (Myotis myotis), il vespertilio di Nattereri (Myotis nattereri) e l’orecchione bruno (Plecotus auritus). Gli habitat preferenziali di questi chirotteri, sono rappresentati dalle faggete mature”.

Riguardo alle fototrappole installate – continuano i teriologi Manlio Marcelli e Romina Fusillo – i primi controlli effettuati dopo poco più di un mese dal posizionamento, hanno svelato la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris) in due dei siti di rilevamento. È questo un primo interessante risultato. Il gatto selvatico è insieme alla martora (Martes martes) una delle specie target dello studio che verrà svolto durante il progetto. Questo felino necessita di boschi estesi e poco disturbati ed è rigorosamente protetto a livello europeo nell’ambito della Direttiva Habitat. In Italia il gatto selvatico è considerato quasi minacciato ed elencato nella lista rossa nazionale, a causa della perdita di habitat e del rischio di ibridazione con il gatto domestico. Le conoscenze sulla sua distribuzione e sul suo stato di conservazione in Campania sono ancora limitate, e l’indagine prevista da Svegliamo la Dormiente, sarà importante in tal senso. Studiando le preferenze ambientali di questa carnivoro si possono ottenere utili indicazioni per migliorare la gestione e tutela degli ecosistemi forestali del Taburno-Camposauro”.

“La scoperta del gatto selvatico e di ben 15 specie di chirotteri è una sorpresa e uno stimolo – spiega Camillo Campolongo, ideatore e responsabile del progetto, il primo riguardante il Parco Regionale con azioni specifiche di conservazione della biodiversità che complessivamente impegnano quasi il 50% delle risorse -. La sorpresa deriva dal fatto che il massiccio è notevolmente antropizzato, di dimensioni limitate, con habitat frammentati e isolato rispetto alle altre aree protette come Matese e Partenio): ciononostante, evidentemente anche una specie così elusiva come il gatto selvatico trova buone condizioni per vivere. Un importante tassello di biodiversità, che potrebbe passare in secondo ordine solo se si accertasse la presenza del lupo. La scoperta deve adesso costituire uno stimolo, una sveglia soprattutto per l’Ente Parco e la Regione Campania per avviare una gestione efficace e virtuosa dell’area protetta che ne tuteli il più possibile la biodiversità e ne promuova la conoscenza, alle quali il progetto Sve(g)liamo la Dormiente può dare impulso”.

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