Il presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, si è congratulato con lo studioso beneventano Nazzareno Diodato, Direttore Scientifico al MetEROBS, Osservatorio accreditato presso l’International Affiliates’ Program della University Corporation for Atmospheric Research (USA), per la pubblicazione del 10 luglio scorso su “Scientific Reports Nature” (https://www.nature.com/articles/s41598-019-46207-7) di un saggio dal titolo: “A millennium-long reconstruction of damaging hydrological events across Italy” (“Una ricostruzione millenaria di eventi idrologici estremi sulla regione Italiana”).
Diodato, che da anni cura un Osservatorio da lui stesso istituito in via Monte Pino di Benevento, già collaboratore de “La Provincia sannita”, Rivista della Provincia di Benevento, ha firmato circa 100 pubblicazioni internazionali peer-reviewed, tre libri e 14 capitoli in libri che spaziano su una varietà su scienze del clima e dell’ambiente. Egli ha quindi dato un contributo significativo allo studio delle ricerche interdisciplinari dell’interazione impatto idrologico-clima e, per tale ragione, è stato insignito del titolo di Fellow presso la Royal Meteorological Society (RMetS) di Londra, e ha conseguito altri premi e riconoscimenti internazionali.
L’articolo
apparso nei giorni scorsi su “Scientific Reports Nature”, che lo studioso
sannita ha firmato con Fredrik Charpentier Ljungqvist e Gianni Bellocchi, si
inserisce nel dibattito scientifico sul rapporto dei fenomeni idrologici estremi
e cambiamenti climatici, affermatosi su una delle più importanti riviste del
gruppo “NATURE”.
Il saggio,
che, come illustra il titolo, svolge una ricostruzione millenaria di eventi
idrologici estremi sulla regione Italiana, afferma che gli eventi idrologici
estremi, come tempeste ed inondazioni, sono fenomeni che possono avere gravi
conseguenze sull’ambiente e sulle società umane. La più lunga ricostruzione di
estremi idrologici per l’Italia (800-2017) e l’intera regione mediterranea,
presentata nello studio di “Scientific Reports Nature”, rivela 674 eventi. Per
ogni anno, è stato stabilito un indice di gravità in base alle informazioni
contenute in documenti storici. Lo scrutinio di circa 100 000 opere, tra libri,
opuscoli, articoli, diari privati, etc. ha permesso la trasformazione di dati di
natura discreta in una serie temporale idrologica quantitativa, continua ed
omogenea. Gli episodi storici più gravi, come diluvi e inondazioni di differente
entità, hanno spesso alterato il funzionamento degli ecosistemi cambiando la
morfologia del territorio e, talvolta, causando la perdita di interi raccolti.
La ricerca suggerisce che la frequenza di eventi idrologici estremi nell’area
del Mediterraneo centrale è probabilmente influenzata dalla variabilità
atlantica multidecadale (AMV), con pochi eventi diluviali durante il periodo
caldo medievale, dominato da una fase AMV prevalentemente positiva, mentre le
tempeste più intense hanno prevalso durante la piccola età glaciale (ca
1300-1850 AD), dominata da una fase negativa dell’AMV. I picchi di frequenza
degli eventi diluviali sono coerenti con le fasi di avanzamento glaciale, in
particolare intorno al 1500 e al 1850, quando le inondazioni sono state più
forti e continue. A partire dalla metà del XIX secolo, si è assistito a una
diminuzione degli eventi diluviali, specialmente durante gli ultimi decenni.
Questa diminuzione non è senza precedenti negli ultimi dodici secoli,
corrispondendo ad una evoluzione naturale del
clima.