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Compostaggio e crisi rifiuti, i cittadini di Sassinoro: “Il servizio deve essere pubblico”

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“Facciamo chiarezza non attraverso parole e concetti demagogici ma attraverso studi concreti. L’incubo di una nuova emergenza rifiuti nasce dagli incendi sviluppatisi nei siti di stoccaggio, che messi fuori uso porteranno a dover trovare posti nuovi per allocare quei rifiuti che venivano trattati in quei centri. Chi li ha incendiati e perché? Sarà la magistratura a dare una risposta certa, ma ogni cittadino campano se ne è fatto al momento una ragione”. Così in una nota il Comitato civico “Rispetto e tutela del territorio” in una nota diffusa alla stampa.

“Se si vogliono tenere fuori gli interessi della camorra come afferma il Presidente dell’anticorruzione Raffaele Cantone – proseguono i cittadini -, allora che il servizio sia interamente pubblico, perché solo così si potrà accedere a controlli e garantire la collettività. Il presidente della Regione Campania De Luca, intervenendo sulla questione parla della necessità di costruire impianti di compostaggio, ma si noti bene, si riferisce a siti di compostaggio pubblici!

È chiaro – sottolinea il Comitato – che chi ha interessi privati strumentalizza e fa demagogia su questi concetti e si erge a paladino di un servizio pubblico, ma così non è! Perché il privato ha per scopo il lucro non il servizio pubblico, il bene comune o la salute pubblica! Per noi che abitiamo questo comprensorio (amministrazioni, associazioni, comitati, arcidiocesi), la lotta non è una strumentalizzazione, ma serve a preservare il nostro territorio, che è il nostro patrimonio! Noi che abitiamo nella nostra terra non abbiamo bisogno di fare propaganda per salvaguardare la nostra salute, stiamo a casa nostra e sappiamo benissimo cosa è buono e cosa è cattivo!

Nel leggere e ascoltare tutte queste parole – si legge nella nota -, concetti “assurdi” come impianto di ultima generazione, gioiellino della tecnica, nel qual caso ci sarebbero i biofiltri, dobbiamo continuare a sopportare un atteggiamento tipico di chi vuole farsi pubblicità a spese della nostra libertà di scegliere cosa è meglio per il nostro territorio. E ci viene spontaneo fare anche delle riflessioni: se questo impianto deve sorgere su delle falde acquifere che devono diventare potabili, su un territorio ad alta sismicita’, che risulta un progetto ormai superato in termini di garanzie di tutela dell’ambiente e della salute, in un sito opinabile sotto vari punti di vista, che produrrà “solo per iniziare” 22mila tonnellate che in base al principio di prossimità di una direttiva europea secondo la quale i rifiuti vanno trattati nel territorio dove si producono non crediamo si possa arrivare a tanto in questo comprensorio, un impianto basato su un decreto che stabilisce fra l’altro l’autocontrollo per la ditta per evitare impatti ambientali, secondo il principio del “controllore e controllato” come può garantire la sicurezza, la tutela ambientale e una ricaduta economica positiva sul territorio?

Qui in questo angolo del Sannio – commenta il Comitato – l’intero territorio si è espresso in tutte le sue parti sociali, e ha individuato il modo di valorizzarlo attraverso le sue peculiarità, rese intoccabili perché parte del Parco Nazionale del Matese e che sarebbero il giusto volano per creare lavoro e non far spopolare ancora di più questa parte della Campania. Perché non si può pensare di creare turismo o portare visitatori qui con un impianto del genere che provocherebbe un impatto odorigeno negativo oltre che un disastro ambientale.

Questo territorio – conclude – avrebbe diritto a una maggiore considerazione e rispetto sotto la forma della volontà democratica e di autodeterminazione. Invece ci troviamo continuamente ad essere violentati, offesi e minacciati, caratteristiche queste che non appartengono di sicuro a persone che possono reputarsi rispettose e perbene”.

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