Featured
Benevento celebra la “Giornata della Salute Mentale” per superare pregiudizi e ignoranza
Ascolta la lettura dell'articolo
Migliorare la consapevolezza nei confronti delle problematiche relative alla salute mentale e promuovere iniziative a supporto del raggiungimento del benessere psicologico. Sono le premesse alla base della “Giornata Mondiale della Salute Mentale” festeggiata anche a Benevento dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl – diretto dalla dottoressa Maria Concetta Russo – nel “Giardino dell’Incontro – Alda Merini” di via Grimolado Re.
Un’occasione importante di confronto per i pazienti della struttura sanitaria, i cittadini e gli esperti del settore. Un modo per capire e analizzare i concetti di pregiudizio e isolamento che spesso sono collegati alle persone in cura presso il dipartimento. Una condizione che non aiuta nelle terapie e al tempo stesso erge un muro difficile da scalfire, ma che si basa su preconcetti figli di una mancata conoscenza di un mondo complesso e dalle mille sfaccettature.
Un percorso di conoscenza, quello realizzato nei “Giardini Alda Merini”, che parte dai manicomi per raggiungere l’assistenza territoriale. Una strada non semplice ma che ha come traguardo l’integrazione sociale dei pazienti.
Un lavoro che assume ancora più valore se guarda ai detenuti della Casa Circondariale di Benevento affidati alle cure del Dipartimento della Asl sannita. E’ per questo che era presenta anche un lavoro dedicato allo stigma e la paura di esserne vittima: quella cioè di essere etichettato come un “malato mentale” e quindi non accettato dagli altri.
Un cartellone che racconta le loro angosce, ma al tempo stesso esprime con forza l’esigenza di intraprendere un cammino per strappare quelle etichette mentali che chiudono le persone con disturbi mentali in un cliché negativo che le allontana dalla loro meta.
Alla giornata hanno anche partecipato gli studenti del liceo classico ‘Giannone’, ai quali è stato dato un test per capire la loro conoscenza delle persone con disturbi psichici. Non un esame, ma solo un modo per far capire ai ragazzi la reale condizione degli utenti della struttura e sensibilizzarli verso un mondo troppo spesso incompreso.