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ECONOMIA

Criptovalute, G20 si conclude senza accordi per la regolamentazione

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Come sovente accade, le superpotenze non si mettono d’accordo neanche sulle criptovalute. Tutte sembravano pronte ed agguerrite a dichiarargli guerra ma poi non hanno trovato una via comune per farlo.

Motivo? I due paesi più forti dell’Unione europea, Francia e Germania, vorrebbero istituire un unico apparato normativo mondiale comune per regolare il mercato delle criptovalute. Eppure, i paesi del G20 che si sono riuniti questa settimana nella capitale argentina di Buenos Aires, non riescono a percepire tutti gli aspetti complessi di una eventuale regolamentazione del genere. E quindi la riunione si è conclusa con un nulla di fatto.

G20, criptovalute non sono come le monete nazionali – Ciò che emerge dal G20 tenutosi in Argentina, che ha visto riunirsi i 20 ministri delle Finanze dei Paesi considerati più industrializzati al mondo, è il fatto che essi si rifiutano categoricamente di considerare il bitcoin e le altre criptovalute al pari delle monete sovrane nazionali. Tuttavia, sono consapevoli del rischio che esse possano essere utilizzate, proprio perché “cripto” per scopi illegali. Come il riciclaggio di denaro sporco, la compravendita di armi e, soprattutto, per finanziare i gruppi terroristici.

Chi fa parte del G20 – Ricordiamo che i Paesi che fanno parte del G20 sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Turchia, Regno Unito ed Unione Europea. Rappresentata dal Presidente del Consiglio d’Europa e dal Presidente della BCE.

Quale futuro per le criptovalute? – Ma quale futuro dare alle criptovalute? Un problema che non può essere eluso, considerando il successo crescente che stanno avendo a partire dal 2017, quando il Bitcoin ha sfiorato i 20 mila dollari. Alcuni Paesi hanno già provveduto da sé, come Cina e Russia, che le hanno bandite a partire da ottobre 2017. Mentre la Corea del sud, a partire da gennaio, hanno imposto una severa stretta sugli Exchange e sul segreto bancario.

Una bozza di un comunicato congiunto è circolata la scorsa settimana grazie ad una indiscrezione di Reuters. Ma i leader dei paesi più importanti del mondo non hanno ancora trovato un accordo comune o emesso neanche una dichiarazione comune di intenti sul da farsi.

Il presidente della banca centrale argentina, Frederico Sturzenegger, ha affermato che alcune raccomandazioni specifiche saranno fatte entro luglio. Probabilmente, i Paesi membri del G20 non hanno ancora trovato una posizione comune e restano delle differenze di veduta tra chi vuole una maggiore regolamentazione e chi invece una minore. Lasciando alle criptovalute una maggiore libertà.

Stando a quanto asserisce Thomas Gossens, specialista in diritto bancario del gabinetto legale BianchiSchwald, si potrebbe prendere spunto da quanto fatto dalla Svizzera. Lo ha spiegato nel corso di un intervento radiofonico con l’RTS svizzera, nel corso del quale ha paragonato la rivoluzione delle criptomonete a quella di Internet di un quarto di secolo fa. Egli ha sottolineato come la FINMA – l’autorità di regolamentazione dei mercati svizzeri – ha acquisito un posizione di tipo innovativa e pragmatica lo scorso febbraio, che va ad inquadrarsi in un contesto diverso rispetto ai governi degli altri paesi.

La FINMA ha pubblicato un primo regolamento sulle ICO – le initial oin offerings, una emissione di token per finanziare progetti aziendali – la quale potrebbe rivelarsi una base di partenza al fine di attuare una regolamentazione anche in altri Stati europei.

Il primo passo dovrebbe essere eliminare l’anonimato, dato che esso alimenta la tentazione verso comportamenti illegali come frodi e riciclaggio di denaro. Per poter fare ciò, però, Gossensi è consapevole che occorre un nuovo schema normativo.

A dicembre 2017, nel corso di una intervista al quotidiano Le Temps, il direttore della FINMA Mark Branson, ha invitato però gli investitori alla prudenza. Erano i giorni in cui il bitcoin ha raggiunto nuovi record di quotazione prima di subire un calo del 70% tra febbraio e marzo 2018. Passando dai quasi 20mila dollari agli attuali 8mila. Queste le parole di Mark Branson: “l’innovazione legata alla tecnologia blockchain sta generando progetti seri che avranno successo, altri invece non lo avranno e altri ancora sono potenzialmente fraudolenti”.

In effetti, le criptovalute oggi in circolazione hanno superato quota mille ma molte sono fasulle e spariranno presto. Nate sulla scia di quanto fatto dalle più famose. A ben vedere, la Top 20 delle criptovalute in termini di capitalizzazione è sostanzialmente caratterizzata sempre dalle stesse monete digitali da mesi. Con poche new entry. Segno che, per quanto questo mondo sia volatile, anche le criptovalute necessitano di stabilità e credibilità.

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