CULTURA
Don Ciotti a Benevento: “C’è bisogno di memoria viva e di scambi di vita”
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“Bisogna alzare la voce per difendere la vita e chi opera la sua tutela anche quando ci sentiamo disorientati e fragili”: è il messaggio accorato che il presidente dell’associazione di Libera, Don Luigi Ciotti, ha rivolto alla folta platea di giovani e adulti che ha gremito nel pomeriggio il Teatro Massimo di Benevento per la sua presenza al terzo appuntamento del festival filosofico Stregati da Sofia, quest’anno dedicato al tema della vita.
L’aspetto trattato, attraverso una tavola rotonda a cui hanno preso parte anche il procuratore della Repubblica di Benevento Policastro e il presidente del Tribunale di Benevento Rinaldi, con il prefetto Galeone, il referente di Libera Benevento, Martino e la presidente dell’associazione che ha organizzato il festival D’Aronzo, è stato quello del diritto alla vita attraverso il diritto alla libertà e la legalità partendo dalla citazione di don Peppe Diana “Bisogna salire sui tetti e riannunciare la parola di vita”.
Forte è stato il ricordo alle vittime della mafia Iermano, Delcogliano, Della Ratta e Vaccarella, dei quali erano presenti i familiari.
Parole di vita per la difesa della dignità umana contenute e tutelate ampiamente secondo Rinaldi e Policastro nella nostra carta costituzionale e che si declinano per la prima con la cultura come presidio contro la devianza e la criminalità e con la giustizia per il secondo.
Ma sono per tutti la responsabilità, l’impegno e l’agire insieme in maniera consapevole gli strumenti per prevenire atteggiamenti d’omertà e comportamenti criminosi che producono morti fisiche e dell’anima, secondo Don Ciotti che ha ricordato le vittime della mafia Iermano, Delcogliano Della Ratta e Vaccarella.
Il presidente di Libera, poi rivolgendosi ai ragazzi, ha implorato di tenere memoria e parola vive che si traducano in impegno e responsabilità e vicinanza alle famiglie delle vittime della criminalità, “perché la delega e la rassegnazione” – ha detto – sono la malattia mortale.”
Ha poi descritto come pericolo contemporaneo “la digitalizzazione dell’esistenza che impedisce l’esercizio dell’attenzione, della riflessione del pensiero critico, ostacola le relazioni e il senso della condivisione e della corresponsabilità.”
Le dichiarazioni nel servizio video