CRONACA
Controlli antiprostituzione a Benevento: raffica di multe. Cliente rischia rapina

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Numerose le sanzioni irrogate dalla Questura di Benevento per la violazione dell’ordinanza sindacale che vieta l’esercizio della prostituzione nel capoluogo.
A finire nel mirino degli agenti, clienti e prostitute beccati in diverse zone della città, mentre consumavano rapporti sessuali a pagamento.
Nell’ambito di uno dei servizi di osservazione eseguito dalla Squadra Mobile è stata controllata un’autovettura che aveva seguito quella con a bordo cliente e prostituta, mentre si appartavano.
Alla guida un giovane dell’est, che, percepita la presenza dei poliziotti, ha cercato di allontanarsi, venendo però subito bloccato.
Accompagnato in ufficio e controllato, l’uomo, con diversi precedenti per rapina, si è giustificato dicendo semplicemente di essere geloso della sua ex che non voleva esercitasse il mestiere di prostituta.
Per il particolare modus operandi, è da ritenere che, d’intesa con la donna, avesse proprio l’intenzione di rapinare l’anziano cliente.
“Sono sempre più frequenti rapine di questo tipo – afferma Emanuele Fattori, dirigente della Squadra Mobile – che avvengono in luoghi appartati e coinvolgono soggetti che, per pudore o per non essere scoperti dalle famiglie, finiscono per subirle senza denunciarle.”
Francostars
30 Nov, 2017 a 20:24
Affermo che, anche con le nuove disposizioni legislative, le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell’Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso. In più per le medesime ragioni, i primi provvedimenti suddetti non possono essere emessi per problematiche permanenti ed i secondi non possono riguardare materie di sicurezza e/o ordine pubblico.
P.S. I relativi soggetti possono essere sanzionati per evasione fiscale, anche per le tasse locali (art. 36 comma 34bis Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con la Sentenza n. 10578/2011).