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All’Auser incontro partecipato su “La credulità popolare e le promesse elettorali’

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Ancora una volta, giovedì scorso, 12 ottobre 2017, Mario Stranges, socio dell’AUSER, ha tenuto desta l’attenzione dei numerosi presenti trattando una tematica di grandissimo interesse: “La credulità popolare e le promesse elettorali”.
E’ quanto scrive in una nota il presidente Auser Filo d’Argento, Lucia De Francesco, aggiungendo: “In questa occasione, in veste di storico, ha spaziato in un’attenta e puntuale disamina di come, dal passato ad oggi, le promesse elettorali abbiano rappresentato e tuttora rappresentino uno strumento che i politici usano per accattivarsi consensi e simpatie da parte del corpo elettorale.
Eppure dovremmo essere tutti avvezzi a tale tipologia di messaggio e quindi impermeabili alla pioggia di benefici e vantaggi che ci vengono, a cadenza regolare,fatti balenare o addirittura presentati come già disponibili per un miglioramento della qualità delle nostre vite.
I contenuti delle promesse, poi, ha sottolineato il relatore, variano con il variare del contesto sociale, economico e culturale del periodo in cui vengono proposte e si adeguano anche, camaleonticamente, alla tipologia di uditorio, blandendo ed accarezzando il comune pensiero e i condivisi interessi.
Tale concetto è stato sottolineato ed impreziosito dall’ascolto di “Udite, udite, o rustici”, da “L’Elisir d’Amore” di Gaetano Donizetti magistralmente interpretato da Simone Alaimo nonchè dalla esilarante, ma al tempo stesso amara,visione di alcuni spezzoni tratti dal film “Gli onorevoli” del grandissimo Totò.
Stranges ha concluso la sua conversazione lasciando sospesa sull’uditorio la domanda sul perchè la gente creda ancora alle promesse elettorali pur nella certezza che le stesse non verranno mantenute.
Elio Galasso ha voluto, a quel punto, offrire un suo personale contributo affermando che è insito nell’uomo il bisogno di aggrapparsi e credere in qualcosa, ieri come oggi, basti, infatti, pensare a quanti proseliti fanno sui social le fake news.
Tante possono essere le motivazioni, ma forse il tutto può essere ricondotto alla condizione umana stessa.”