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L’appello delle Acli: “In Cammino insieme per globalizzare la solidarietà”

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“Dal Mezzogiorno d’Italia, in ideale collegamento con l’Esperienza della Perugia-Assisi, facciamo nostro l’Appello della Campagna Nazionale “Ero Straniero: l’umanità che fa bene”.
Accogliere i migranti – scrivono le Acli – non è un atto di carità, ma di giustizia sociale, per essere noi cittadini del Mondo. Nei primi mesi del 2017 sono morte in mare troppe persone. Per questo, in sintonia con l’enciclica “Populorum progressio”, crediamo che la fraternità si presenti sotto un triplice aspetto: dovere di solidarietà, cioè l’aiuto che le nazioni ricche devono prestare ai paesi in via di sviluppo; dovere di giustizia sociale, cioè il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni commerciali tra popoli forti e popoli deboli; dovere di carità universale, cioè la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri.
L’incontro con la diversità, con persone, culture e religioni differenti – si legge nell’appello – pone al centro del dibattito politico la questione irrisolta della convivenza con l’altro. Per questo, abbiamo scelto la fraternità come valore etico e paradigma politico capace di rispondere alle esigenze della nostra epoca e di affermare una nuova idea di bene comune per tutti gli uomini.
È fondamentale, pertanto, seguire le indicazioni di Papa Francesco che ha detto: “nelle comunità dobbiamo declinare i quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. È proprio in una società plurale, in cui avviene l’incontro e il confronto con l’alterità, che la fraternità può diventare il terreno concreto in cui testimoniare la cultura della pace. A tal fine, in particolare, le istituzioni locali si aprano a pratiche di accoglienza intelligenti e solidali.
Un’attenzione particolare – continua la nota – deve essere poi rivolta verso i minori migranti che, tra i soggetti deboli, sono quelli che meritano le cure più grandi. Essi dipendono in tutto dalla comunità degli adulti, per i quali, molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione. Di conseguenza, invece di favorirne l’inserimento sociale o programmi di rimpatrio sicuro e assistito, si tenta solo di impedire il loro ingresso, favorendo così il ricorso a reti illegali, rimandandoli nei Paese d’origine senza assicurarsi che ciò corrisponda al loro effettivo “interesse superiore”.
Nella nostra civilissima Europa, in Italia, nelle terre in cui viviamo, quest’illegalità non solo transita, ma mette radici, si alimenta, si trasforma e trova nuovi canali e nuovi affari per prosperare e riprodursi.
Per questa ragione, noi camminiamo per la Pace e la Pacificazione sociale. Anche noi eravamo stranieri e tocca a noi accogliere, dialogare e fare solidarietà senza avere Paura.
Essere operatori di pace non significa, infatti, evitare i conflitti, ma attraversarli in modo positivo praticando scelte di nonviolenza.
Di fronte alla sfida del terrorismo e al permanere del ricorso alla guerra, – conclude la nota delle Acli – la scelta di non ricorrere alla violenza diventa una pre-condizione della pace e un impegno che rende coerente e radicale il modo di incarnare la fraternità nella “terra di Caino” dove troppo sangue è stato già versato e dove per spezzare le catene dell’odio e della vendetta possiamo usare soltanto la cultura della riconciliazione”.