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Eutanasia, la lettera a mons. Mainolfi: “Pensiero arrogante e totalitario”

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“Per puro caso mi è capitato di leggere la lettera aperta di Mons. Mainolfi sull’eutanasia. Ma, sicuramente, non mi ha sorpreso. Non posso neppure dire che le sue argomentazione mi abbiano sorpreso: in fondo, altro non è che un riassunto di quanto si legge e si ascolta fin troppo spesso. La posizione della Chiesa Cattolica sulla questione eutanasia è ben nota.

Eppure, sono rimasto colpito ugualmente: colpito, perché, proprio in quanto condensazione di tutta la linea di pensiero della Chiesa, la lettera del monsignore mostra apertamente quanto sia non solo fallace, ma anche sprezzantemente, arrogantemente, autoritaria, se non addirittura totalitaria, tale linea di pensiero.

Per iniziare, prenderò spunto da una frase: “Ma l’uomo è più della sua malattia, più della sua disabilità. La dignità umana rimane, indipendentemente dalle capacità psicofisiche.” dice Mons. Mainolfi.

Bene, è proprio questo il punto fondamentale, lo snodo cruciale della questione: l’uomo è ben più di questo. L’uomo è l’unico essere capace di elevarsi al di sopra della sua esistenza, di assumere consapevolezza del proprio essere nel mondo; a differenza degli animali, l’uomo è capace di superare i proprio istinti, e di determinare da sé il proprio destino ed il corso della propria vita. È questa forse la “fragile autodeterminazione” cui si riferisce il monsignore? Sarà fragile, forse: molte cose sfuggono ancora al controllo dell’essere umano. Eppure esiste, c’è, ed è un postulato fondamentale della nostra civiltà, fin dalle sue origini più remote. Dovremmo forse dimenticarcene? Dovremmo preferire all’autodeterminazione l’etero-determinazione, la scelta del nostro destino, della nostra vita, da parte di altri? Ma non erano proprio i cristiani a rifiutare tale etero-determinazione, fin dai tempi dell’antico Impero romano, in nome del diritto di professare la propria fede, di “autoderminare” la propria fede? Strano, mi sembrava fosse così.

La lista che Mons. Mainolfi poi ci propone, delle supposte ideologia responsabili della deriva della nostra società, è a dir poco ridicola: non solo perché mette insieme cose completamente diverse l’una dall’altra, peraltro per nulla definite (cosa sarebbe la tanto conclamata “cultura della morte”?), ma anche perché sfiora la diffamazione nei confronti di chi, legittimamente, non crede nel dio dei cristiani. Tali individui sarebbero praticamente degli assassini in nuce, secondo il monsignore. Lo terrò presente la prossima volta che sentirò nominare le guerre di religione.

Ma il culmine lo si raggiunge più avanti, quando il monsignore punta il dito contro l’arroganza della “cultura occidentale dominante” (strano pure questo: ricordavo che proprio i cristiani ne rivendicavano le ascendenze cristiane con molta foga). Ma chi è più arrogante, chiederei al monsignore: l’uomo che, in base ai propri principi, decide di porre fine, in maniera autonoma e volontaria, alla propria esistenza, o quello che vuole impedirglielo a tutti i costi in nome della propria fede? Non so perché, ma io risponderei: il secondo. Chi è più arrogante: colui che vuole lasciare a tutti la libertà di scegliere il corso della propria vita, o quello che vuole decidere per gli altri, utilizzando come unica argomentazione una sfilza di episodi tratti dalla propria religione? Anche qui, risponderei: il secondo.

Chiederei anche al monsignore: è davvero così terribile lasciare ad ognuno la libertà di scelta? Chi vuole limitare la libertà in un campo così fondamentale come la morte, non può che essere colui che vorrebbe limitarla in molti altri campi: e questo, si, è inaccettabile in qualunque Paese civile.

E ci sarebbe da ridere, se solo la questione non fosse così importante e non si stesse giocando con le sofferenze altrui, a pensare che questi strali arrivano da un cristiano; e cioè, da un membro di quella stessa fede che conta innumerevoli martiri, persone che si sono fatte uccidere, che invocavano addirittura la morte come una liberazione ed un lieto evento. Molti di essi, pur potendo evitare la morte, la cercarono addirittura, l’abbracciarono. Eppure sono santi, non vittime di una qualche “cultura della morte”. Strano atteggiamento.

Eppure questa volta nessuno vuole imporre nulla a nessuno. È questo il senso del cosiddetto “testamento biologico”: ognuno decide per se stesso. Se un cristiano vuole seguire la sua fede, ebbene così sia, nessuno, mai, glielo impedirà. Ma perché non posso avere lo stesso, eguale, diritto di seguire i miei principi? Io non voglio che un cristiano muoia perché troppo malato. Io voglio scegliere se, in determinate situazioni, vivere oppure no. Scelgo per me, non per lei, monsignore. Credo che molti malati, che chiedono a gran voce che sia ascoltata la loro volontà (si, la loro volontà), la ringrazierebbero molto se lei avesse lo stesso rispetto nei loro confronti.

Se non vogliamo che l’uomo torni ad essere un animale, allora dobbiamo lasciargli la sua libertà più fondamentale: quella di determinare il corso della propria vita, ed eventualmente la sua fine”. (Arturo Mariano Iannace)

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1 Commento

1 Commento

  1. Maria

    26 Mar, 2017 a 11:12

    Sono d’accordo con lei, signor Iannace. La libertà è un principio fondamentale e ciascuno di noi deve essere libero di sciegliere per se stesso. La legge va fatta lasciando a ciascuno la possibilità di decidere . Lei ha fatto degli esempi consoni ed intelligenti. Purtroppo ancora oggi, nonostante l’evoluzione del nostro intelletto in molti si fanno sopraffare dai luoghi comuni e dal comune sentire, ancora non si è capito cge ognuno di noi è unico ed in quanto tale per se stesso deve decidere autonomamente. Questa è la libertà, poter sciegliere senza ledere i diritti altrui. .

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