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Oasi di Campolattaro, scoperti ‘lacci’ illegali per la cattura dei cinghiali

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Domenica scorsa le Guardie Ambientali della Federazione Nazionale Pro Vita hanno individuato, all’interno dell’Oasi Diga di Campolattaro alcuni “lacci” impiegati illegalmente per la cattura dei cinghiali.

Tali sistemi costituiscono un pericolo per qualsiasi animale catturato, essendo essi formati da un filo di acciaio a forma di cappio che si stringe intorno al collo della bestia che muore soffocata tra atroci sofferenze.

Le Guardie Ambientali hanno proceduto al sequestro dei lacci ed hanno redatto le relative notizie di reato.

Il Presidente Nazionale della Federazione Pro Vita, Filomeno Bovino, si è dichiarato soddisfatto dell’operato delle proprie Guardie, attive sul territorio notte e giorno e ricorda a tutti i cittadini che l’uso di trappole, reti, tagliole, lacci e simili è vietato dalla legge in materia di protezione della fauna selvatica (caccia) ed è punito con una ammenda fino a 1.549 euro oltre alla confisca del materiale.

Nella circostanza il Presidente Nazionale ci ha tenuto stigmatizzare una situazione di fatto, in origine latente, ma ai giorni nostri assolutamente normale che è quella di una generale incuria che lascia trasandata una delle aree più belle della provincia e che comunque ha maggiore necessità di tutela: “Appena si arriva nei pressi della Diga – esordisce il presidente – si accerta che una strada chiusa al traffico è regolarmente interessata dal transito dei veicoli; un luogo dove non si dovrebbe pescare o cacciare vede la presenza di pescatori e bracconieri, un luogo ricco di biodiversità altrettanto ricco di rifiuti e residui cementizi”.

“Probabilmente – continua il presidente – la notizia che la polizia provinciale è stata smantellata e che il Corpo Forestale sarà riorganizzato ha ingenerato in soggetti più timorosi la convinzione di poter operare con buona possibilità di farla franca. La Federazione Nazionale Pro Vita ce la sta mettendo tutta; solo nella giornata odierna sono state impiegate n. 3 pattuglie: una in valle telesina che ha accertato alcune violazioni alla normativa sulla pesca; una nell’est beneventano per la verifica e l’accertamento circa lo sversamento di rifiuti nocivi ed una appunto nella zona della Diga che ha accertato la caccia ai cinghiali con mezzi non consentiti quali appunto i lacci. Sarebbe opportuno – conclude il presidente – che la normativa regionale fosse adeguata alle novità legislative che hanno fatto venir meno gli organi di vigilanza importanti dando una maggiore capacità operativa agli ambiti territoriali caccia ed agli enti locali”.

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