Sindacati
Precariato e lavoro, la Uil lancia l’allarme: “Nel Sannio venduti 369.733 voucher nel 2015”
Ascolta la lettura dell'articolo
Sono 369.733 voucher lavoro utilizzati dalle imprese della provincia di Benevento nel 2015. Un dato significativo se si considera che l’Irpinia si ferma a quota 331.586, nonostante un tessuto imprenditoriale e produttivo più esteso del Sannio.
La statistica emerge da uno studio della Uil sul lavoro occasionale e rappresenta un’attenta analisi sulle nuove dinamiche che stanno investendo il comparto in tutta Italia.
“Vogliamo contribuire – spiegano dalla Uil – ad una riflessione politica con il Governo, il legislatore e le stesse imprese al fine di ragionare come meglio regolare uno strumento che, se portato fuori controllo, rischia di alterare ogni equilibrio tra necessaria flessibilità, per le imprese, e tutele essenziali e minime per chi lavora”.
Ma cosa sono i “voucher”? Si tratta di un ticket-lavoro, con un valore nominale ed orario di 10 euro lorde (comprensive di un 13% di contribuzione previdenziale alla gestione separata Inps, una copertura assicurativa Inail del 7%, e un contributo per il concessionario del servizio pari al 5% da destinare all’Inps), e di cui 7,50 euro nette vanno al prestatore di lavoro.
Nel 2003 fu introdotto nell’ordinamento con l’intenzione di regolare, in forma semplice e non burocratica, prestazioni di lavoro oggettivamente residuali e, appunto, occasionali. Ci si rivolgeva, in particolare, a quelle prestazioni brevi, saltuarie, accessorie, discontinue per le quali era, e purtroppo in gran parte ancora oggi è, in uso il pagamento in nero.
Con la Riforma Fornero cade il riferimento al concetto di “accessorietà e occasionalità” della prestazione da svolgere con i voucher, restando quale unico limite quello economico di 5 mila euro nette l’anno, che, da giugno 2015, sono state innalzate a 7 mila euro (intervento di modifica introdotto dal d.lgs 81/15 attuativo del Jobs Act).
Il destinatario del tetto economico, però, è il solo prestatore di lavoro che, indipendentemente dal numero di committenti, non potrà percepire un importo maggiore. E il committente? Il committente, da sempre, non ha alcun tetto economico annuo.
Da qui l’allarme lanciato dalla Uil: “Dai dati raccolti– spiegano dal sindacato – sembra che questo istituto stia sostituendo progressivamente le forme di lavoro flessibili, ma regolate come il lavoro stagionale o a chiamata. Dal 2008 ad oggi si è passati da 535 mila voucher venduti a 115 milioni circa”.
“Il governo Renzi – conclude Fioravante Bosco, segretario generale della Uil Avellino/Benevento – ha un’occasione d’oro: la revisione dei decreti attuativi del Jobs Act, che va fatto entro un anno dall’entrata in vigore della Legge. Ebbene, si potrebbe intervenire su più aspetti: tracciabilità vera dei buoni-lavoro, comunicazione precisa di inizio e fine del lavoro, riduzione del tetto massimo di utilizzo da parte delle imprese, esclusione di alcuni settori che già oggi hanno strumenti ultra flessibili in tema di rapporti di lavoro”.