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Fortore

Tutela dei reperti archeologici a Castelvetere in Val Fortore, la nota del Comitato “Castelvetere Viva”

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Il Comitato Civico “Castelvetere Viva”, operante per la tutela del sito archeologico di Castelvetere in Val Fortore, fa presente quanto che lungo il tracciato del metanodotto ‘Biccari – Campochiaro’ realizzato della Snam sul terreno distinto al catasto al foglio 9, particella 179, del Comune di Castelvetere in Val Fortore è stato riportato alla luce un insediamento rurale sannitico molto esteso.

“La Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta – spiega no i cittadini – aveva individuato nella particella “materiali archeologici di estremo interesse” e nel corso degli scavi effettuati negli anni 1983 e 1984 la stessa indagava una porzione del terreno, rinvenendo “resti di necropoli e materiali archeologici del periodo che va dal V al III secolo a.C.”, poiché l’area ha avuto indubbiamente “grande importanza economica nel periodo sannitico e, presumibilmente, anche prima”; e individuando “resti di necropoli ed altre testimonianza antiche riferibili al periodo V-VI secolo a.C.”, e in particolare volto alla “rimessa in luce di alcune abitazioni rustiche di età sannitiche”.

La zona – proseguono dal Comitato – è stata solo parzialmente indagata, in quanto al confine con il Comune di Tufara, in provincia di Campobasso, l’area archeologica si propaga dalla Campania al Molise; e di questi importanti ritrovamenti si è avuta notizia solo attraverso la stampa locale. Vista l’importanza dei ritrovamenti si sarebbe dovuto garantire la tutela del sito archeologico, in considerazione della compresenza di ulteriori valori ambientali e paesaggistici (Sistema delle croci votive e viarie lungo il crinale di confine tra i comuni di Tufara e Castelvetere in Val Fortore), la stessa area è sottoposta a tutela con atto della Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento del 13 maggio 2015.

La Soprintendenza Archeologia della Campania – prosegue la nota – non ha ancora avviato alcun procedimento per la valorizzazione dei beni in questione, come invece previsto dagli artt. 111 e ss. del D.Lgs. 42/2004 e che al contrario, nonostante l’ampia area interessata dai ritrovamenti e l’importanza che essi rivestono per la collettività, gli studiosi e non solo, la Soprintendenza non ha vietato alla Snam la realizzazione del metanodotto nell’area archeologica, mettendo a repentaglio i beni archeologici rinvenuti, la possibilità di una loro fruizione attuale e futura.

Tutto ciò – spiegano da “Castelvetere Viva – è del tutto incompatibile con le esigenze di tutela del bene stesso ed in palese contrasto con quanto sancito dall’art. 20 del D.Lgs. 42/2004: i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione. Inoltre, la Snam può realizzare la sua opera spostando il tracciato del metanodotto di pochi metri rispetto a quello attuale, evitando così la distruzione di questo ritrovamento dell’insediamento rurale sannitico.

Il Comitato – aggiunge il comunicato -, rappresentante di interessi diffusi della cittadinanza castelvetrese e dei paesi tutti della Valle del Fortore, ha tra i propri fini anche quello della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali, ambientali, storico e archeologico. Per questo chiediamo di apprestare una effettiva tutela diretta dei beni archeologici in questione e vietare alla Snam di distruggere il sito archeologico con la realizzazione del metanodotto nel sito stesso. Inoltre, si assicuri la pubblica fruizione dei beni archeologici in questione, non in forma “virtuale” attraverso foto o proiezione video, ma altresì grazie all’istituzione di un Parco Archeologico che ne assicuri la conservazione ed il valore storico-archeologico e culturale.

Chiediamo – conclude la nota – di non pregiudicare l’area in oggetto a causa del rilascio del nulla osta alla Snam per la realizzazione del metanodotto e dando luogo al corretto procedimento di dichiarazione d’interesse archeologico del sito in questione. In difetto di ciò, il rispetto dei Beni Culturali sopra citati verrà tutelato dinanzi alle sedi giudiziarie”.

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