POLITICA
Festa della Liberazione, Francesco Zoino: “Un momento per per proiettarsi verso il futuro”

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“Il settantesimo anniversario della Liberazione ci dice soprattutto due cose: il tempo che ci separa da quello storico 25 aprile si allunga e si allontana, esponendoci al rischio dell’oblio di una memoria preziosa; nonostante questa distanza temporale, però, lo spirito della Resistenza – quel complesso intreccio di ardore morale, coraggio, determinazione, aspirazione alla libertà e senso di giustizia – non ha mai cessato di esistere, al contrario, esso reclama oggi una nuova vita, che sia capace di metterlo al centro del presente, attraversato dai peggiori lasciti dei nemici combattuti e vinti nel ’45”. Così il consigliere comunale Francesco Zoino sulla gioranta del 25 aprile.
“Intolleranza, odio, diseguaglianze, razzismo, discriminazioni, – si legge nella nota – restrizioni sempre più pervicaci della libertà, feriscono ogni giorno la nostra giovane democrazia, quel solido edificio costruito con il sangue dei partigiani, che negli anni si è dimostrato invece estremamente e fatalmente fragile, se a sostenerlo non c’è lo spirito che animava i padri costituenti, diretta eredità della Resistenza.
Tuttavia – scrive Zoino – la distanza da quell’epoca straordinaria non è mai stata così lunga. Le speranze e le promesse di quella stagione irripetibile sono andate disperse in decenni di malgoverno, e i valori resistenziali, principi fondativi della nostra repubblica e della nostra Costituzione, sono stati costantemente traditi. Se le brigate partigiane vedessero il mondo per cui hanno combattuto, distoglierebbero inorridite lo sguardo.
Ecco perché celebrare la Liberazione è un atto politico tutt’altro che vuoto, è l’opposto di un gesto retorico e vano.
Non si tratta – prosegue la nota – di allestire pompose messinscene che esaltino a vanvera i principi democratici. Si tratta di ricordare da dove viene la nostra Storia, di rammentare a noi stessi qual è il peso di una democrazia autentica, di rievocare il clima di giustizia e di libertà da cui è scaturita la repubblica italiana. E grazie a questa memoria condivisa, cercare di rileggere la contemporaneità attraverso la lente della liberazione dal totalitarismo nazifascista. Sarebbe non solo un momento di ricordo collettivo delle nostre origini, ma un modo per proiettarsi verso il futuro della società italiana.
Il peggior nemico della libertà è l’oblio – conclude l’esponente di Palazzo Mosti -. L’oblio delle atrocità commesse dai nazifascisti, del dolore della guerra, del sacrificio della lotta partigiana, della capacità di rinascita del nostro paese. L’oblio delle ferite e delle morti. Se dimentichiamo tutto questo, rendiamo possibile il risveglio di quel “male assoluto” che 70 anni fa devastò l’Europa. La libertà e la democrazia non vanno solo conquistate. Vanno difese, protette e custodite. Sempre. Ed è questo a rendere ogni volta la festa della Liberazione un appuntamento unico con il nostro passato più bello e al tempo stesso più tragico, e con il meglio della nostra identità.