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CRONACA

Interruzione di gravidanza ad una minore: condannato ginecologo beneventano

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Si è concluso oggi, con la condanna dell’imputato, il processo a carico del ginecologo beneventano Cesare Cardone, difeso dagli avvocati Antonio Leone e Andrea De Longis junior, coinvolto in un’indagine su un’interruzione di gravidanza effettuata nel maggio del 2009 al di fuori dei casi consentiti dalla legge e, per di più, su una minorenne.

Il Tribunale Penale Collegiale di Benevento – Presidente Rinaldi – Giudici a latere Baglioni e Camerlengo, ha ritenuta provata la responsabilità dell’imputato in ordine al reato di interruzione della gravidanza e lo ha condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali in favore delle parti civili (oggi moglie e marito, al tempo fidanzati), difese dell’avvocato Cipriano Ficedolo.

Il Tribunale ha inoltre condannato l’imputato al pagamento in favore delle parti civili di una provvisionale complessiva di 5mila euro.

L’udienza odierna è stata caratterizzata dalla discussione del Pm e, successivamente, hanno preso la parola Ficedolo, quale difensore delle parti civili, ed a seguire hanno concluso gli avvocati Andrea De Longis jr. ed Antonio Leone per l’imputato.

Come si ricorderà, Cardone aveva patteggiato la pena di un anno e 6 mesi di reclusione nell’anno 2009, ma la Cassazione aveva annullato la decisione, rinviando gli atti dinanzi ad un diverso GUP.

Alla nuova udienza dinanzi al GUP, l’avvocato Ficedolo aveva chiesto, ed ottenuto, la parziale modifica del capo di imputazione, che era stato modificato rispetto a quello iniziale che prevedeva la sola ipotesi di interruzione volontaria della gravidanza, ma la Corte con la sentenza odierna ha ritenuto di dover assolvere l’imputato, rispetto alla sola ipotesi di cui all’art. 18 della Legge 194/1978, ritenendo non provata la circostanza che la minore non fosse consenziente.

Per la stessa vicenda i genitori della giovane avevano già patteggiato la pena di 10 mesi, mentre un altro medico era stato assolto in primo grado, ma la sentenza è stata appellata dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli.

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