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Sindacati

“Appalti: mettiamoci una firma sopra”, la Cgil alla Fiera di San Giuseppe per la raccolta firme

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La CGIL del Sannio sarà presente giovedì 19 marzo con un gazebo alla Fiera di San Giuseppe nei pressi dello stadio “Vigorito” di Benevento, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, per continuare la campagna di raccolta delle firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla CGIL intitolata: “APPALTI: METTIAMOCI UNA FIRMA SOPRA”.

“Le proposte in essa contenute – si legge in una nota della segretaria provinciale del sindacato, Rosita Galdiero – ripristinano la responsabilità solidale, responsabilizzano il committentepubblico, valorizzano la contrattazione, rafforzano le tutele occupazionali nei campi di appalto,riunificano e non dividono i vecchi e nuovi assunti. Questa ‘campagna’ nasce dalla convinzione che la legalità rappresenta la condizione imprescindibile pergarantire al Paese tenuta democratica, convivenza civile e sviluppo economico. Senza questa condizionetutto ciò è pregiudicato.

Uno studio realizzato dalla Banca d’Italia, presentato alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulfenomeno delle mafie, ha evidenziato come la presenza mafiosa nelle quattro regioni di origine (Sicilia,Calabria, Campania e Puglia) abbia prodotto un ritardo, in termini di mancato sviluppo economico, parial 15% del Pil. Un ostacolo al progresso economico e sociale del Mezzogiorno, un territorio che ormai “rappresenta unesempio significativo in termini di longevità storica delle organizzazioni criminali e in termini diinfiltrazione nel tessuto produttivo ed istituzionale” .

Nelle quattro regioni ad alta densità mafiosa le indagini relative alle diverse attività processuali hannoevidenziato un condizionamento della pubblica amministrazione esercitato prevalentemente su: appaltipubblici, sui finanziamenti comunitari, sullo smaltimento dei rifiuti e sul settore sanitario. Un condizionamento che spiega il nesso tra corruzione e criminalità organizzata confermando ilconsolidarsi del rapporto mafia – affari ‐ politica. Da un’analisi condotta negli ultimi anni si è stimato in 60 mld di euro il costo della corruzione,calcolando ‐ per l’anno in corso ‐ un incremento del 30%.Gran parte di tale importo deve essere attribuito al fatturato mafioso.

Così la presenza delle mafierappresenta un’ipoteca sulla crescita presente e futura di un territorio. Per queste ragioni, come CGIL di Benevento, abbiamo deciso di porre un’attenzione straordinaria alsistema degli appalti, che rappresenta da una parte il cuore dell’organizzazione produttiva moderna, conla relativa frammentazione del ciclo produttivo, e dall’altra, troppo spesso, lo strumento di sfruttamentodel lavoro, in assenza di diritti. Il volume degli investimenti che riguarda gli appalti pubblici, comprese quelle cosiddette partecipate, siaggira intorno ai 300 miliardi l’anno, con un’incidenza sul PIL superiore al 15%.Il sistema degli appalti però rappresenta anche uno snodo fondamentale sul terreno della legalità e dellatrasparenza.

Nella nostra Provincia i ribassi nelle gare di appalto raggiungono anche il 40‐50%, le varianti in corsod’opera sono un elemento patologico, esiste un numero esorbitante di stazioni appaltanti, e si derogacontinuamente alle leggi.

Si ricorre in modo massiccio alle aggiudicazioni senza bando di gare e si stima che la corruzione, nel solocaso delle grandi opere pubbliche, superi il 40% del valore complessivo di un singolo appalto. Il fenomeno della corruzione in Italia fa diminuire gli investimenti esteri del 16% e aumentare del 20% il costo complessivo degli appalti stessi. Nel mezzo di questi sprechi ed inefficienze si trovano centinaia di migliaia di lavoratori che non hanno tutele adeguate, né sociali né nella legislazione, in particolare sul tema della responsabilità solidale enella clausola sociale nei cambi di appalto.

Lavoratrici e lavoratori esposti per una vita al precariato, senza carriere contributive dignitose, conbasse retribuzioni, senza valorizzazione professionali.Il lavoro negli appalti è intenso, frammentario, precario, faticoso, mal retribuito. Sugli appalti si scaricano gli abbattimenti dei costi di fornitura e realizzazioni di beni e servizi troppospesso a danno della qualità delle opere e a discapito dei diritti dei lavoratori.

Per non parlare poi della riforma dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che per i lavoratori in appalto,circa 3 milioni in tutta Italia, 2.000 nella nostra Provincia, ha effetti devastanti. In caso di subentro di una nuova azienda in appalto, il lavoratore, qualora venga riassunto, perderebbe ilsuo diritto al reintegro, previsto invece dalla precedente normativa.

Inoltre, per quanto riguarda i risarcimenti a fronte di un eventuale licenziamento (nulla si dice in caso dimancata assunzione), il JOBS ACT prende in considerazione i lavoratori in appalto solo ai fini dellaquantificazione del risarcimento del danno e specifica che a questo fine si deve tenere in considerazionel’anzianità maturata presso la stazione appaltante. Ciò significa che, in caso di trasferimento preventivo (al cambio di appalto) del lavoratore, si perderebbel’anzianità legata al committente e il conseguente diritto all’indennizzo sarebbe fortemente limitato senon cancellato.

Per questi motivi, – conclude la Galdiero – la CGIL di Benevento, insieme alla Confindustria, all’Ance di Benevento e al Sindacodella città capoluogo, sta lavorando su un protocollo che parli di trasparenza, di legalità e di salvaguardiadei livelli occupazionali attraverso la clausola di salvaguardia sociale. Quindi, affermare una tutela reale dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti pubblici e privati,messi in discussione da almeno 3 provvedimenti legislativi in questi ultimi due anni”.

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