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Sgombero ex istituto Orsoline, solidarietà del Depistaggio ai ‘senza casa’: attacco a media, istituzioni e curia

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Il Centro Sociale Autogestito Depistaggio esprime piena solidarietà alle famiglie senza tetto, sfrattate, o sotto minaccia di sfratto, del Movimento di Lotta per la Casa, che da più di un anno rappresentano, con forza e naturale conflittualità, le esigenze e le necessità di chi versa in peggio che precarie condizioni di vita, di reddito, abitative, e non può permettersi di soddisfare i propri più elementari bisogni.
Le due occupazioni, prima dell’ex palazzo del Provveditorato agli Studi in Viale Principe di Napoli, poi del convento che fu delle Orsoline, in via Rummo, – si legge nella nota – hanno riportato all’attenzione la drammaticità e l’urgenza di un problema che nessuno può più permettersi di sottovalutare, e men che meno pensare di ricondurre a mera questione di ordine pubblico.
Ma, oltre la questione abitativa in sé, l’azione del Movimento di Lotta per la Casa ha prodotto anche il risultato collaterale di sollevare la cappa di ipocrisia e di omertà che da tempo immemorabile soffoca la vita della nostra città, e contribuisce in misura determinante a mantenerla in uno stato di profonda prostrazione economica, sociale, progettuale.
L’ipocrisia della Curia beneventana, che, tramite una fondazione presieduta dal Vescovo, gestisce l’ex convento delle Orsoline. Alta gerarchia ecclesiastica tanto pronta a riempirsi la bocca di belle parole, carità, solidarietà, amore per gli ‘ultimi’, quanto a chiamare la Celere, non appena qualcuno osa pensare di tradurre in fatti quei concetti tanto ben declamati a chiacchiere. Solo per inciso – continua il comunicato – noteremo come questa sia accorsa fulmineamente ed in massa, da fuori città e fuori regione, con uno spiegamento di forze assolutamente sproporzionato: quando il Pastore chiama…
Al capo della Chiesa beneventana, non possiamo che ricordare le parole del suo più alto Superiore in Terra, nonché vicario del suo Dio in Cielo: “I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i disperati, i rifugiati, i senzatetto”. Poi, si regoli lui con la propria coscienza, come meglio gli aggrada.
L’ipocrisia e l’omertà, ancora, di gran parte del sistema dei media locali, che invece di interrogarsi sulle cause che costringono decine di famiglie ad intraprendere la via della lotta per assicurare un tetto ai propri figli, – prosegue – ha preferito lanciarsi in una squallida operazione di criminalizzazione del Movimento, prendendo a pretesto i del tutto ipotetici disagi, ipotetici per il semplice fatto che non si sono neanche lontanamente verificati, che l’occupazione dell’ex convento avrebbe potuto causare agli alunni di una scuola elementare ubicata in altra ala dello stesso edificio. Certo, i bambini vanno tutelati più di ogni altra cosa: tutti, però, non ci sono bambini più bambini di altri.
E allora, ci chiediamo perché si scelga di enfatizzare tanto un problema solo potenziale, e che comunque si sarebbe potuto risolvere con minimo sforzo, e nessuno abbia alzato la voce un anno fa, quando bambini ugualmente bambini, figli delle famiglie che avevano occupato uno stabile abbandonato in via Episcopio, furono tirati giù dal letto, all’alba, da un plotone di celerini in assetto antisommossa. Energumeni mascherati con tanto di scudo e manganello, quelli sì, son traumi, ed è evidente che titoli sparati a caratteri cubitali, come: “Assalto alle Orsoline”, altro non sono che terrorismo mediatico finalizzato alla criminalizzazione delle indifferibili istanze dei senza casa.
L’ipocrisia, l’omertà e l’assoluta latitanza della politica locale, infine. Per tutta la giornata di martedì, in via Rummo non si è avuto il piacere di vedere un solo esponente di partito, un consigliere comunale, un assessore, che provasse ad esercitare il ruolo proprio della politica, ovvero la mediazione tra interessi diversi. E sì che palazzo Mosti dista un centinaio di metri. E’ vero che il ceto politico locale è al momento profondamente impegnato in una serrata lotta al coltello per spartirsi le poltrone di quel Consiglio Provinciale che prima doveva essere abolito, poi forse sarà abolito, ma per il momento, come dato di fatto, è stato sottratto all’ancor minimo controllo che i cittadini potevano esercitare, rubando loro il diritto di voto e rendendolo sic et simpliciter affaire delle segreterie di partito.
Si scrive ‘elezioni di secondo livello’, si legge ‘cosa loro’, come del resto si cerca di ottenere anche per il Senato della Repubblica, riduzione tendente all’azzeramento di ogni spazio democratico, foss’ anche solo di facciata. E’ anche vero, però, che la politica, il Sindaco, i consiglieri, gli assessori, i dirigenti di partito, hanno deciso così di rinunciare ad ogni ruolo attivo e realmente produttivo di soluzioni per la parte più disagiata della popolazione e, allo stesso tempo, di ridurre le questioni sociali a meri problemi di ordine pubblico, da risolvere con la violenza, che tale rimane anche se esercitata in regime di monopolio legittimo, id est, di ‘legalità formale’, dalle forze di polizia.
E questo atteggiamento pilatesco dei maggiorenti locali trova sinistra eco nelle inaudite parole di un Presidente del Consiglio, che dagli States, tra una frottola e l’altra spacciata alle Nazioni Unite sulla politica ‘verde’ del proprio governo, trova il modo di lanciare sinistri moniti sul cambiamento ‘quasi violento’ che vuole imporre alla società italiana. Lo stesso Renzi che, d’altra parte, si sta impegnando allo stremo per ridurre l’agibilità democratica del sistema politico italiano, come dimostra, ad esempio il recente decreto cosiddetto ‘Sblocca Italia’, che centralizza i poteri decisionali a scapito delle autonomie locali e prospetta la militarizzazione di quelle opere, ad esempio i progetti petroliferi, che cominciano ad incontrare grandi resistenze tra la popolazione.
Tutto si tiene, insomma, ed è evidente come i fatti degli ultimi giorni mettano in luce questioni più generali, che vanno oltre lo specifico, comunque gravissimo, problema abitativo. E ci dicono anche che, posto di fronte a problemi tanto stringenti e pressanti, il sistema di potere ha scelto, ancora una volta, la via più pericolosa e controproducente. La buona borghesia prende finalmente contezza, perché toccata nel portafoglio, dell’esistenza di gente senza casa, senza reddito, senza futuro e, come tutta risposta, sceglie la via dell’ulteriore precarizzazione e della repressione senza mediazione.
Sarebbe forse opportuno – conclude il Depistaggio – che si rendesse anche conto che, sopratutto in una realtà dal tessuto economico sbrindellato come la nostra, questi problemi sono destinati ad acuirsi nel volgere di brevissimo tempo, e che ogni esibizione muscolare non riuscirà che ad aggravarli, nella misura in cui l’urgenza delle primarie esigenze vitali non potrà essere soffocata da alcuno schieramento di polizia a tutela dei privilegi di lor signori”.