CULTURA
Degrado e fontane senza acqua all’Hortus Conclusus: la magia muore insieme a due pesci rossi
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Immaginate un giardino chiuso, dove meditare e riflettere accompagnati dal dolce rumore di fontane sempre vive. Immaginate che dalle fontane invece non esca più una goccia d’acqua. Bene, benvenuti all’Hortus Conclusus come è oggi. Un luogo che appare diverso rispetto alle idee del suo creatore Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia Italiana, che nel 1992 lo realizzò in uno degli orti del Convento di San Domenico a Benevento.
L’Hortus, che si apre in fondo al Vico Noce, da posto di riflessione, di ricerca della pace, come era nelle intenzioni di Paladino, a luogo della morte. Ad animare il giardino solo qualche albero di cipresso dalla mutata forma e per qualche altro arbusto. Il verde, alla base della scelta del nome Hortus, però è sempre più sofferente. La colpa è la mancanza di acqua. Tutte le numerose fontane sono secche.
Sul fondo del giardino, dove si trova la struttura architettonica rossa, due pesci rossi attendono sofferenti che sopraggiunga la loro fine, boccheggiando alla ricerca di quella poca acqua sempre più consumata dal sole e dal caldo di agosto. Una scena triste che si è presentata anche davanti agli occhi di bambini accompagnati dalle mamme a visitare l’Hortus Conclusus.
Eppure le fontane erano un elemento importante nell’installazione di Paladino: il dolce rumore dell’acqua avrebbe accompagnato il silenzioso camminare dei visitatori. Ora l’Hortus inceve è prigioniero del silenzio. Dallo Scudo, che sembra piovuto dal cielo, conficcandosi nel pavimento, non esce più nulla: dalla sua sommità non sgorga più una goccia d’acqua e il catino è completamente vuoto. Anche la fontana a forma umanoide non vive più: dalle lunghe braccia protese sulle quali sbocciano piccole teste non fluisce più acqua.
Melma verde e vegetazione incolta caratterizza l’angolo dell’Hortus che il visitatore trova entrando e svoltando a destra. Arbusti non potati, aiuole non curate, acqua stagnante cancellano in un colpo tutta la magia di quel luogo.
Alla mancanza di acqua poi si aggiunge anche il degrado e l’incuria. La struttura architettonica rossa e la panchina realizzata con blocchi di cemento sono state deturpate da scritte vandaliche.
E’ così svanita la magia di uno dei luoghi più suggestivi, mistici ed importanti della città. Sotto lo sguardo impotente del Cavallo dalla maschera d’oro, simbolo dell’installazione permanente di Paladino, artista sannita che da anni domina gli scenari più importanti dell’arte contemporanea internazionale, che il cuore di Benevento ha l’onore di custodire.