ECONOMIA
Confindustria Benevento: infrastrutture, l’elemento dirompente per invertire il declino del territorio

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Un incremento di PIL annuo pari a circa 240 milioni di euro, ridotti a 110 per la sola tratta funzionale Benevento-Telese; un’occupazione diretta ed indotta stimabile in circa 1.300 unità lavorative annue, per la durata dei lavori; un effetto reddito totale stimabile in circa 110 milioni di euro nei 3 anni di cantiere.
Sono queste solo alcune delle positive ricadute che la realizzazione dell’intero potenziamento dell’arteria Caianello-Benevento produrrebbe, sotto il profilo economico, sul territorio.
I dati emergono dal dossier “Le strade per lo sviluppo: Benevento e la sua provincia”, che verrà illustrato per intero e nel dettaglio durante l’assemblea pubblica dell’8 luglio, a Benevento con il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Lo studio ha approfondito l’analisi di due opere – l’Alta Capacità Napoli-Bari e la SS 372 Telesina – di rilevanza strategica europea e nazionale, dotate in gran parte di risorse economiche ed inserite in tutte le programmazioni, ma i cui lavori non sono ancora partiti per procedure troppo complesse.
“Ridurre il gap infrastrutturale che ha caratterizzato la provincia di Benevento – afferma Biagio Mataluni, Presidente di Confindustria Benevento – è uno degli elementi decisivi per lo sviluppo del territorio ed il terzo pilastro sul quale costruiremo il nuovo mandato di presidenza. La realizzazione dei due progetti strategici, l’Alta Capacità Napoli-Bari ed il raddoppio della Benevento-Caianello, avrà effetti particolarmente significativi per il nostro territorio e per l’intera Campania.
Nella predisposizione dello studio abbiamo ragionato in una logica, prettamente privatistica, di ottimizzazione degli investimenti che lo Stato ha già messo in campo. Non ha senso, e mi riferisco in particolare alla Fondovalle Isclero, spendere 61 milioni di euro per un’arteria e, poi, non renderla funzionale per poco meno di 8 milioni, tratto che consentirebbe il collegamento tra la valle caudina e quella telesina”.
Per il principale collegamento tra la Puglia ed il Lazio, con un traffico giornaliero di oltre 21.000 autovetture (un terzo delle quali rappresentate da mezzi pesanti), sono già stati stanziati 400 milioni di euro. Tuttavia, a causa di procedure burocratiche particolarmente complesse, l’opera non è mai stata portata a termine. L’infrastruttura, inoltre, sempre secondo lo studio, comporterebbe un beneficio di 87 milioni di euro di aumento di PIL di area per Km di infrastruttura in 20 anni di analisi, corrispondente a circa 4 milioni di euro annui.
“Si tratta di un ritardo inconcepibile – aggiunge Mataluni – non solo per l’importante effetto che la loro realizzazione avrebbe sull’intera economia del Mezzogiorno e sull’occupazione ma soprattutto perché esiste un problema di ordine sociale: ad esempio, il mancato adeguamento a quattro corsie della Telesina continua a causare anno dopo anno troppe vittime innocenti, avendo un tasso di incidenti mortali tre volte superiore al dato medio della provincia”.
L’Alta Velocità Napoli-Bari, invece, rientra tra le opere strategiche individuate dalla Commissione Europea nel corridoio Helsinky-La Valletta. Per quest’opera sono già disponibili 2,4 miliardi di euro e la realizzazione dell’intervento garantirebbe un collegamento veloce con il capoluogo regionale.
Assolverebbe, inoltre, ad una funzione di riequilibrio della popolazione tra area costiera ed area interna, aprendo importanti scenari sul fronte dell’edilizia residenziale di qualità e del comparto turistico. Si tratta di un collegamento che ad oggi manca totalmente, visto che l’unica linea è rappresentata dalla obsoleta Ferrovia Valle Caudina. Sotto il profilo degli scambi commerciali, essa consentirebbe, qualora adeguatamente supportata da strutture logistiche e di smistamento merci, di creare una valida alternativa al trasporto su gomma, che oggi resta in gran parte quello più utilizzato.
“Ringrazio il Professor Ennio Forte per il prezioso contributo fornito – conclude Mataluni – e per aver reso palesi e chiari i risultati in termini di PIL e occupazione, nel caso in cui queste opere infrastrutturali fossero completate. Si tratta dell’elemento dirompente in grado di invertire il declino del nostro territorio”.