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Il sannita Savoia promuove il referendum svizzero contro l’immigrazione. Parente (Acli): “Ha tradito il Sud”

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Anche il simposio delle Acli Sannite esprime e condivide le preoccupazione delle Acli nazionali e le Acli Svizzera ed esprimono profonda preoccupazione per l’esito del referendum di domenica scorsa che ha visto prevalere i favorevoli all’iniziativa contro l’immigrazione di massa.

“Il protagonista è Sergio Savoia, di origine Beneventane – commenta Filiberto Parente, presidente provinciale Acli Sannite -, il padre è di Apollosa. Il merito di essere riuscito ad organizzare un vero schieramento trasversale tra i Verdi (formazione storicamente vicina alla sinistra), la Lega ticinese e l’Udc, ha portato ad ottenere che il 68.17% dei residenti nel Canton Ticino ha detto basta alla libera circolazione degli immigrati.

Il nostro compaesano, Sergio Savoia – continua Parente – ha tradito il Sud e il Mezzogiorno d’ Italia. Siamo per storia antica accoglienti, inclusivi ed ospitali; non ci facciamo guerra tra poveri, ora tra residenti e frontalieri. Tutto ciò è la conferma che quando la politica si blocca nell’immobilismo anziché interpretare i segnali provenienti dalla società civile, dalle lavoratrici e dai lavoratori e dai sindacati che hanno chiesto l’introduzione di misure correttive e di accompagnamento, che potessero compensare gli squilibri del mercato del lavoro elvetico.

Sbilanciamenti – prosegue la nota del presidente delle Acli – dovuti all’introduzione integrale della libera circolazione dei lavoratori, alla necessità di arginare il dumping salariale e alleggerire la pressione sul territorio. Così, invece, si lascia spazio a delle posizioni politiche estreme che producono una ulteriore complicazione dei problemi.

La speculazione – aggiunge la nota -, fatta da ambienti politici ed economici sulla pelle dei lavoratori, ha portato a questa situazione di incertezza. Tale situazione riguarda non solo la Confederazione Elvetica che adesso dovrà trovare il modo di rispondere concretamente a questo mandato popolare senza ledere i propri interessi e senza infrangere impegni già assunti in sede internazionale in particolare con l’Unione Europea, ma gli stessi Paesi comunitari che vedranno salire nelle loro opinioni pubbliche le quotazioni delle soluzioni semplicistiche ed illusorie al complesso problema dei flussi migratori, proprio nell’imminenza delle prossime elezioni per il rinnovo del parlamento europeo.

Le Acli – spiega parente – con realismo e senza sottovalutare la giusta attenzione alle modalità con cui la libera circolazione delle persone va attuata per evitare l’insorgere di conflitti fra lavoratori, la considerano una libertà essenziale data per acquisita in tutti gli Stati dell’Unione. E ritengono che dovrebbe esserlo a maggior ragione in un Paese come la Svizzera la cui crescita economica ed il cui grande benessere, si sono realizzati grazie anche al lavoro di moltissimi migranti, molti dei quali nostri connazionali. L’adozione su larga scala di contratti collettivi di lavoro o di salari minimi avrebbe evitato di premiare timori e paure su una presenza eccessiva di stranieri, pur rispettando gli accordi bilaterali con l’UE.

Le Acli – conclude la nota – sono vicine ai lavoratori frontalieri che vanno tutelati da subito nel processo di revisione degli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera, innescato da questo referendum, nei quali si dovrà affrontare il nodo dei ristorni, fondamentali per i bilanci dei comuni di confine. L’obiettivo è quello di mantenere un flusso di occupazione che ha dato lavoro agli italiani di frontiera e benessere alla Svizzera”.

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