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Sanità in Campania. Tommaselli (FSI): “Un tavolo permanente in Regione per monitorare la situazione”

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“Sentiamo forte la necessità di intervenire sullo “stato di salute” della sanità campana. Dal “Rapporto Verifica degli Adempimenti LEA riferiti al 2011”, emesso dal Ministero per la Salute, è emerso che il livello dell’offerta sanitaria in Campania risulta non adeguata agli “standards” nazionali ed europei”. Così in una nota il segretario territoriale della Federazione Sindacati Indipendenti, Giovanni Tommaselli.
“Questo potrebbe spiegare, forse in parte, – aggiunge Tommaselli – il pressing della Regione Campania sul Governo Letta – Alfano per ottenere uno stop alle visite fuori Campania per i suoi cittadini. Ma perché gli utenti si rivolgono a forme di assistenza sanitaria extra regionale? Stando sempre al “Rapporto” del Ministero della Salute, pecchiamo per inadeguati servizi informativi, per la bassa qualità delle prestazioni (ingiustificato alto rischio clinico e liste d’attesa assurde) e per una insufficiente efficienza e appropriatezza delle prestazioni erogate.
E, pensate, che tanto emerge dai dati del 2011, tanto da assegnarci, assieme ad altre Regioni, la “maglia nera” da parte del Ministero per la Salute. È lecito domandarsi che quadro emergerà dai dati relativi al 2012 e al 2013, considerando che i managers sanitari hanno imposto “pesanti diete”, colpendo soprattutto i costi fissi che quelli variabili (che sono più difficili da analizzare e individuare).
Sabato 2 agosto, – continua il sindacalista – si è ufficializzato che i conti delle ASL della Campania sono stati bloccati dagli Istituti di Credito, col benestare dell’Associazione Bancaria Italiana, vista la recente sentenza della Corte Costituzionale che autorizza i creditori ad aggredire il patrimonio delle aziende sanitarie e ospedaliere. La situazione è talmente delicata che il Consiglio Regionale sta proponendo un emendamento “salva – stipendi”, agganciato alla legge sull’IVA, che dovrà essere approvato dalla Camera dei Deputati.
Ma la mancanza di queste “deviazioni” amministrativo – contabili non è tale da richiedere un “mea culpa” ai politici regionali, prima ancora che agli attuali managers? I Piani di Rientro attuati in questi anni da parte della ASL e delle Aziende Ospedaliere hanno determinato forti tagli. Tuttavia, studi economici dimostrano che la riduzione ripetuta e indiscriminata dei costi finisce per danneggiare la salute degli enti stessi, specie se comporta l’uscita collaboratori altamente professionali e il ricorso all’esternalizzazione dei servizi generali non sempre ha determinato maggiori efficienze e minori costi.
La nostra organizzazione sindacale – prosegue il segretario FSI – insiste a ripetere che le risorse umane sono state troppo penalizzate in questi anni da “politiche di austerità” che, però, non hanno intaccato gli stipendi e i compensi dei managers chiamati a “mettere a dieta” ASL e Ospedali. L’iniquità è la prima fonte di tensione sociale.
A questo punto, – conclude Tommaselli – invitiamo il Presidente Caldoro e i managers della sanità campana a voler rivedere le proprie strategie e mettere a riparo il personale sanitario campano da ulteriori mortificazioni di cui sono talvolta ingiustificatamente terminali. La nostra organizzazione sindacale invoca la costituzione di un “tavolo permanente” con la Regione per monitorare attentamente la situazione e prevenire, nei limiti del possibile, situazioni di tensioni sociali”.