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Cesvob, il 3 luglio i volontari al carcere di Capodimonte per la giornata “Bambini senza sbarre”

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“Non un mio crimine, ma una mia condanna…” è il grido di oltre un milione di bambini europei, 100.000 solo in Italia, che hanno un genitore detenuto e ogni giorno varcano i portoni dei tanti Istituti Penitenziari presenti in Europa per mantenere il legame affettivo con il proprio genitore detenuto, di fondamentale importanza per crescere.
In occasione della Campagna di sensibilizzazione europea che si svolge ogni anno nel mese di giugno, i volontari carcerari del CESVOB “Cantieri di Gratuità” sono stati invitati ad animare la giornata di incontri tra famiglie e figli, nell’ambito dell’impegno sempre profuso dall’Istituto per la promozione di una relazione positiva tra i figli ed i genitori detenuti, in particolare alla situazione delle donne in carcere e all’impatto della detenzione del genitore sulla vita sociale e familiare del bambino.
La giornata si terrà mercoledì 3 Luglio 2013 dalle ore 8.30 alle ore 15.30 e coinvolgerà tutti i detenuti con figli e sarà coordinata dalla responsabile della formazione del CeSVoB Olimpia Luongo.
Ricorda il presidente del CeSVoB, Antonio Meola, che è in corso anche una petizione al Parlamento Europeo per esortare gli Stati membri a facilitare il mantenimento delle relazioni tra genitori imprigionati ed i loro figli attraverso la creazione di un ambiente di visita favorevole alle attività centrate sul bambino, permettendo un contatto genitore-figlio adeguato.
Con la petizione si chiede che la Risoluzione 2007/2116 (INI) approvata a Strasburgo il 13 marzo 2008, che ribadisce l’importanza del rispetto dei diritti del Fanciullo indipendentemente dalla posizione giuridica del genitore, sia realmente applicata da ogni Stato membro e così i conseguenti interventi e buone pratiche per raggiungere questo fine. Perché a tutti i bambini sia rispettato il diritto di essere bambini.
La campagna annuale di sensibilizzare vuole far riflettere tutti sull’importanza del riconoscimento e visibilità di questi bambini e dei loro bisogni senza per questo stigmatizzarli, nel pieno rispetto del diritto di ogni bambino di essere tale.
Allo stesso tempo, intende far comprendere come la continuità e il rafforzamento del legame affettivo con i propri genitori, seppur detenuti, agisca in termini di prevenzione sociale.
Questo perchè il figlio potrebbe rischiare o di ripetere l’esempio del padre da cui è forzatamente separato e, a causa della sua improvvisa assenza, ne potrebbe idealizzare il comportamento o al contrario, potrebbe comprenderne le debolezze e gli errori e, quindi, essere in grado di scegliere un diverso stile di vita.
Per il genitore detenuto, invece, il figlio con cui riesce a mantenere un legame diventa la motivazione forte per non ripetere il reato e ritornare ad essere per lui un modello.
Pertanto, l’intera comunità è chiamata a mettere in atto tutte quelle pratiche positive che permettano a questi bambini di subire il minor danno possibile da questa difficile situazione e, al contempo, garantire loro il diritto all’infanzia.