POLITICA
Vicenda “Fratelli Palombi”, Pedicini (MIR) denuncia l’assenza delle istituzioni e invita imprenditori ad investire

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La candidata sannita e coordinatrice del M.I.R. Benevento, Anna Maria Pedicini, è intervenuta con una nota per denunciare la situazione di difficoltà dei dipendenti dell’azienda f.lli Palombi Srl, che da marzo 2012 ha messo in cassa integrazione 24 operai. Nel testo inviato alla stampa, Pedicini sottolinea l’assenza delle istituzioni nella vicenda e invita gli imprenditori beneventani a valutare un possibile investimento.
“Al coordinamento del M.I.R. nei giorni scorsi – si legge – è pervenuta una lettera di alcuni dipendenti dell’azienda f.lli Palombi s.r.l. in cui si denuncia l’assenza di tutte le istituzioni nella vicenda che li ha visti protagonisti: la cessata attività industriale ed amministrativa e la cassa integrazione per i circa 24 operai dal mese di marzo 2012, che vedrà la scadenza a settembre 2013.
La fabbrica in questione non è stata mai toccata da crisi economica, essendo un settore industriale che non conosce crisi. I lavoratori si sono sentiti abbandonati, anche quando hanno fatto una sorta di sciopero rinchiudendosi nella fabbrica per 10 giorni.
Questa, purtroppo, è solo l’ennesima, e certamente non l’ultima, delle aziende che chiude a Benevento. I dati in possesso della Camera di Commercio di Benevento non lasciano posto ad alcuna interpretazione, se non a quella del dissesto economico in cui la nostra provincia è piombata.
Solo l’ultimo anno ha visto la chiusura di ben 200 aziende e le previsioni della Confcommercio non prevedono un cambiamento di rotta. L’ intera nostra Provincia ha bisogno di uno scossone, di una rivisitazione, almeno in parte, della programmazione per i prossimi 5 anni. Ha bisogno di soluzioni! Per quanto concerne la fabbrica suddetta, ad esempio, una fabbrica con i macchinari perfettamente operativi, non potrebbe essere oggetto di “curiosità” da parte di un paio di imprenditori beneventani?
Con un primo investimento iniziale si ritroverebbero, in breve tempo, un’attività pienamente in “attivo”, che, sviluppata a dovere, potrebbe anche assumere più delle 24 persone operanti al momento della chiusura. E non ci sembra poco stando ai dati sulla disoccupazione! La domanda che ci poniamo è una: può la nostra Provincia permettersi di perdere una fabbrica che ha chiuso in attivo? Forse quelle da rivedere sono proprio le priorità”.