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CRONACA

Operazione anticamorra in Emilia Romagna: 100 indagati e 17 arresti. C’è anche una beneventana

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Cento indagati e diciassette arresti. Cinquantacinque casi di intimidazione, minacce, usura ed estorsioni. Tre persone minacciate che hanno tentato il suicidio e una decina di commercianti ed imprenditori spariti dalla circolazione per paura. Sono questi i numeri inquietanti della nuova indagine dei carabinieri del Ros e della direzione distrettuale antimafia di Bologna contro i Vallefuoco, clan emergente operante in Emilia Romagna.

Tra gli arrestati per associazione di stampo camorristico, in contatto con i clan casalesi, spicca il nome del boss, Francesco Vallefuoco, napoletano, domiciliato a Rivabella, 45 anni. In manette è finita anche una beneventana, Marika Carcas Renaud, 33 anni, segretaria di una società di recupero crediti attorno a cui ruoterebbero le estorsioni del gruppo.

Considerati “organizzatori” anche l’amante del boss Lucia Esposito e la moglie Giustina Panico. Arrestati anche Giovanni Abete, Gennaro D’Amore, Francesco D’Amore, Sigismondo Di Puorto, considerato un affiliato della camorra di Casal di Principe, Francesco Di Tella, Gennaro Esposito, Luigi Luciano, Antonio Monfrecola, Giustina Panico, Luigi Pannone, Pietro Picazio, Giuseppe Terracciano, Luigi Vallefuoco e Nicola Vallefuoco. 

L’OPERAZIONE – Li avvicinavano con la scusa che li avrebbero aiutati a recuperare i loro crediti, poi in realtà finivano per vessarli e chiedere soldi, oltre che ai loro debitori, anche a loro, pretendendo percentuali e interessi elevatissimi. E utilizzando violenze e minacce tipiche dei metodi mafiosi, che hanno fatto sprofondare nel terrore una cinquantina di imprenditori e commercianti dell’Emilia-Romagna, tra il 2008 e il 2010 rimasti vittime di estorsioni (circa 41 gli episodi documentati), usure e intimidazioni di ogni tipo.

Qualcuno, per sfuggire a questi estorsori che facevano pesare la loro vicinanza al clan camorristico dei Casalesi, ha abbandonato la propria attività e si è reso irreperibile. Qualcun altro, per la disperazione, è arrivato a tentare il suicidio. Intanto loro, il gruppo capeggiato da Francesco Vallefuoco del clan Vallefuoco, proseguivano la loro espansione in regione (in particolare verso Rimini, Ravenna e Forlì Cesena), puntando ad allargare il proprio ‘giro d’affari’ anche nelle Marche e in Toscana, aiutati in questo da professionisti insospettabili locali (commercialisti, avvocati e notai) che si occupavano di ‘coprire’ le loro losche operazioni finanziarie.  

Tra gli episodi più brutti c’è quello di un commerciante di abbigliamento che nel 2008, a Rimini, è stato sequestrato, legato in garage e cosparso di benzina con minacce. E’ lui che, dopo altre estorsioni subite nel 2009, si è reso irreperibile. Oltre che torchiare gli imprenditori con le richieste di denaro, gli esponenti vicini al clan Vallefuoco arrestati nella giornata di ieri dai Carabinieri del Ros hanno anche costretto alcuni imprenditori a cedere loro l’attività, per servirsene ai fini di truffe fiscali a società e banche, oppure hanno prosciugato aziende di tutte le risorse disponibili e poi le hanno fatte fallire.

Come è successo nel caso di una società di Calenzano, in provincia di Firenze, di cui il gruppo criminale si è impossessato convincendo poi un uomo gravemente malato a fare da prestanome in cambio di una lauta ricompensa in denaro. La vittima aveva pensato di lasciare questo denaro alla sua famiglia (sapendo di dover morire) ma non aveva fatto i conti con i personaggi di cui era caduto in trappola: quella che aveva visto come un’occasione si è trasformata in un incubo, ha subito minacce su minacce e alla fine non ha visto neanche un soldo (ed è morto).

Ma questo – insieme all’episodio del negoziante di abbigliamento minacciato di essere bruciato vivo in garage se non si fosse affrettato a pagare – è solo uno dei circa 50 episodi di estorsioni e usure che i Carabinieri del Ros hanno documentato e attribuito al gruppo.

LA STORIA – L’indagine “Vulcano” prese il via dal tentato sequestro, nel febbraio 2009, di un ristoratore di Rolo, in provincia di Reggio Emilia, preso di mira da tre pregiudicati napoletani ‘mandati’ da Vallefuoco. Il sequestro non riuscì ma da quel momento in poi, gli uomini del Ros hanno ricostruito la lunga sfilza di estorsioni e usure messe in atto dal gruppo criminale attraverso le società di recupero crediti Ises e Ises Italia: la prima filiale aprì a Modena, poi man mano si sono ‘allargati’ a Rimini, Forlì e nelle Marche.

Il recupero crediti permetteva di mietere vittime ‘doppie’: dopo essersi ingraziati gli imprenditori a cui si presentavano come esattori, i criminali vessavano i loro debitori con pretese abnormi e metodi violenti. Poi, però, scattavano le minacce anche per gli imprenditori (loro committenti) da cui pretendevano esose parcelle. Le minacce erano continue e violente e più di ogni cosa pesava il loro continuo riferirsi ai legami coi “Casalesi”.

Dal 2009 in avanti le indagini sono sempre proseguite, ma nel 2011 la Dda e il Ros hanno deciso di intervenire d’urgenza, facendo arresti su ordinanza di custodia cautelare, perchè la situazione stava degenerando e alcuni commercianti della zona di Rimini e Riccione stavano rischiando la vita. Ci furono dunque arresti e perquisizioni, con cui vennero sequestrati materiale e appunti risultati molto utili per proseguire le indagini.

Un aiuto al gruppo estorsivo, hanno accertato le indagini, è arrivato da una quindicina di commercialisti, avvocati, broker e notai, su cui i criminali potevano contare per svolgere le operazioni finanziarie (spesso illecite o fittizie) legate alle loro società. 

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