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Ex Consorzi, i lavoratori scrivono a Cimitile: “Presidente, riproponga la gara per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al presidente della Provincia Aniello Cimitile da parte di Piero Mancini e dei lavoratori degli ex Consorzi Rifiuti. I dipendenti chiedono al numero uno della Rocca di bandire la gara d’appalto per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti e di essere assunti dalla società che risulterà vincitrice del bando.
Questo il testo della missiva:
“Egregio presidente,
abbiamo appreso dalla stampa della sua viva soddisfazione per l’emendamento presentato dal Sen. Viespoli, con cui viene annullato l’accorpamento delle province di Benevento e Avellino. Con le annunciate dimissioni di Monti la Provincia di Benevento è salva. Il suo incubo è finito. Si è risvegliato da un bruttissimo sogno. Sembra il finale di una favola. Tutto bene, quel che finisce bene!
Per lei, non per noi! Purtroppo il nostro già lunghissimo incubo continua, più tetro che mai. Il nostro incubo inizia nel 2011 quando, per la proroga dei Consorzi decisa dal governo Berlusconi, non fummo assunti dalla Samte.
E’ proseguito con il governo Monti quando ha deciso di abolire alcune Province. La nostra fu inserita fra quelle destinate ad essere abolite. Per questo motivo l’appalto pubblico con il quale si dava inizio alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, e che prevedeva anche la nostra assunzione alle dipendenze dell’azienda vincitrice di detto appalto, fu congelato.
Oggi che l’Ente è salvo, e tutto ritorna come prima, solo dell’appalto non vi è più traccia, essendo stato annullato alcune settimane or sono. Insomma, alla fine dei giochi, gli unici a pagare, per il grande guazzabuglio montiano, siamo soli noi dipendenti degli ex consorzi, che dovevamo essere assunti all’inizio del 2012.
Il nostro incubo è vivo e reale: il prossimo 11 gennaio finirà il progetto regionale di quattro mesi e ritorneremo, con profonda mestizia e angoscia, a ciondolare senza futuro e costrutto nelle nostre abitazioni.
Lei, che fortunatamente è uscito dall’incubo, ha ancora un compito, di fondamentale importanza, da portare a termine prima delle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale: quello di rendere giustizia a 124 famiglie ridandole la serenità che meritano.
Chiuda con un significativo, e indimenticabile, atto amministrativo il suo mandato: la Provincia riproponga subito la gara d’appalto per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Visto che non sono intervenute modifiche di legge in materia di gestione dei rifiuti, e che si ritorna alla situazione antecedente all’abolizione delle Province, chiediamo di essere assunti, dal primo gennaio 2013, alle dipendenze della Samte o della società che risulterà vincitrice della riproposta gara d’appalto.
Molti dipendenti dei consorzi sono prigionieri di una condizione disperante frutto del terrore per un futuro di reale miseria in un contesto economico difficile che già rende ardua la stessa sopravvivenza, per se stessi e i propri familiari.
L’estremo gesto posto in essere da un lavoratore segna il livello disumano, non più razionalmente gestibile, raggiunto dalla disperazione per una situazione che si aggrava giorno dopo giorno. Siamo assolutamente determinati, anche alzando il livello della lotta, a risolvere definitivamente la vertenza.
Ci avviciniamo velocemente alle elezioni per il rinnovo della Camera e del Senato. Siamo sicuri che forze politiche che hanno un grande impatto sulla stampa nazionale non ci chiuderanno le porte in faccia se chiederemo di sostenere le nostre ragioni. Noi stiamo combattendo una battaglia giusta, lunga e snervante.
Non ci siamo arresi fino ad oggi né abbiamo intenzione di farlo nei prossimi mesi. Più passa il tempo e più cresce il nostro odio verso una classe politica e amministrativa dedita solo a conservare il potere e i privilegi. Cosa fatta capo ha, si dice in Sicilia. Il sindaco capofila della trama che, infine, ha ottenuto il risultato, perseguito con certosina pazienza e capacità dialettiche coinvolgenti, dopo lunghi anni di manovre, di gettare nella strada 124 lavoratori, non creda che dimenticheremo facilmente le torture psicologiche a cui siamo costretti dal 27 luglio 2010.
Signor presidente, prima di rompere definitivamente ogni trattativa e rapporto con le istituzioni, ci consenta di esperire l’ultimo tentativo per risolvere in modo civile la vertenza accogliendo una nostra delegazione, quanto prima. Siamo sicuri che comprende la nostra disperazione, che a tanto ci porta”.