ECONOMIA
Immobili: affitti e vendite, gli effetti della crisi
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Immobile. E’ l’aggettivo più appropriato per definire il mercato della vendita e dell’affitto residenziale del capoluogo sannita. Particolarmente fermo quello relativo all’area centrale della città. Un fenomeno che si è sviluppato negli ultimi due anni e che è cresciuto in maniera direttamente proporzionale alla crisi economica.
Un andamento che ha colpito in particolar modo il ceto medio, al quale le banche hanno bloccato l’accesso al mutuo, necessario all’acquisto. Quanto a coloro, invece, cha hanno disponibilità economica e che sono già proprietari di un appartamento, ad investire nel mattone non ci pensano proprio. Una tendenza aggravata certamente dall’introduzione dell’Imu (Imposta municipale unica) che va a colpire tanto la prima quanto la seconda casa.
Una tassa che induce i proprietari di immobili a lasciarli vuoti evitando di pagare, in questo modo, sia la tassa sulla rendita catastale sia quella sul reddito che si percepisce con la locazione. Tutti dati confermati da Carmine Maio, titolare dell’agenzia Tecnocasa Benevento-Centro, filiale dello storico gruppo di intermediazione immobiliare, operante nel settore dal 1986.
Il vero problema – continua l’espero di settore – è che i proprietari delle case sono fermi ai prezzi del 2005, senza considerare che i soldi nelle tasche sono gli stessi (per i più fortunati) e che in molti casi sono addirittura diminuiti.
Fino a quattro anni fa – ci spiega – erano in molti a voler investire nel settore immobiliare, soprattutto nell’area del centro storico, oggi è solo un bel ricordo. Altro aspetto, dai risvolti fortemente negativi, è quello riguardante gli studenti universitari, privati della possibilità di trovare un alloggio in città.
A confermare il dato il drastico calo dei buoni pasto, distribuiti dall’Ateneo Sannita, sceso da 300 a 30. Per non parlare dell’assenza di foresteria per chi viene a fare l’Erasmus a Benevento.
Quanto al costo degli affitti è acclarato che, nel capoluogo sannita, per un tre/quattro vani, occorrono 450,00 euro, 350,00/400,00 euro, invece, per un mono o bilocale, escluse le spese condominiali, il riscaldamento e le bollette.
Tra le possibili opzioni a cui può ricorrere il locatore c’è la cedolare secca. Ovvero l’imposta sostitutiva sul reddito di locazione immobiliare, per uso abitativo, che consente di scegliere se dichiarare i proventi annuali della locazione oppure pagare la suddetta tassa che sostituisce tanto l’irpef e le relative addizionali, quanto l’imposta di registro e di bollo.
In pratica – conclude Carmine Maio – evitando il passaggio all’aliquota progressiva, è una alternativa conveniente per coloro che hanno un reddito alto. Un’opportunità che dovrebbe spingere chi finora non ha registrato il contratto a mettersi in regola salvaguardando l’inquilino da eventuali aumenti e debellando il mercato degli affitti in nero. Ma questa è tutta un’altra storia.