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POLITICA

Abolizione Provincia, l’economista Ruscello: “Se dovesse succedere, ce lo saremmo ben meritato”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’economista sannita Luigi Ruscello in merito alla vicenda della soppressione della Provincia, prevista dal decreto sulla spending review.

“Non vorrei proprio fare la figura del grillo parlante o, peggio, del saputello, – spiega Ruscello – ma questa vicenda della scomparsa della Provincia di Benevento era scritta da tempo e nessuno si è preso la briga di affrontarla con determinazione.

Al di là di quanto già previsto nel 2008 dal programma del PDL, ossia l’abolizione completa delle Province, è almeno dal maggio 2010 che la questione è sul tappeto e, da allora, si sono solo sprecate dichiarazioni e letterine a Babbo Natale.

Dal punto di vista concreto, invece, – aggiunge – il nulla più assoluto. In effetti, come osservato dall’On. Costanzo, quello che è mancato, e credo manchi ancora, ai personaggi istituzionali di Benevento, è stato il non credere più alla politica, alla Politica con la P maiuscola, che si esercita attraverso la discussione e il negoziato.

D’altronde, – ammette Ruscello – dal mio modestissimo punto di vista è questa l’unica strada che rimane, al di là degli evidenti aspetti di incostituzionalità del decreto legge 95/2012. Ma non per la conservazione della Provincia, bensì degli Uffici periferici dello Stato.

Al riguardo, mi permetto ricordare a tutti che l’Ente provincia e l’organizzazione periferica dello Stato sono cose ben distinte giuridicamente, per cui gli Uffici periferici ben potrebbero restare anche in assenza della Provincia.

Insomma, non credo di poter essere smentito quando affermo che l’immobilismo più assoluto ha dominato il campo. E con questo non voglio certo puntare il dito solo contro la classe politica perchè, come ho più volte ripetuto, siamo noi cittadini che permettiamo tutto ciò, per cui nessuno si può chiamare fuori dall’eventuale scomparsa della Provincia.

Dico eventuale scomparsa perchè quanto previsto dall’articolo 17 del decreto legge 95/2012, del 6 scorso, è sicuramente anticostituzionale. Il primo comma, infatti, così recita: “1. Al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio, le province sono soppresse o accorpate sulla base dei criteri e secondo la procedura di cui ai commi 2 e 3.”; mentre, il primo comma dell’articolo 133 della Costituzione prevede che “Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell’ambito d’una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione”.

A meno che, per l’attuale Governo, soppressione e accorpamento non rappresentino un “mutamento” delle circoscrizioni provinciali, la norma è palesemente anticostituzionale.

Ad abundantiam, poi, è da notare ancora che alla base del procedimento dovrebbe esserci l’iniziativa dei Comuni, che invece è del tutto assente.

Insomma, se questo decreto fosse stato opera di Berlusconi, sono sicuro che vi sarebbe stata un’insurrezione generale contro l’«assassino» della Costituzione. Oggi, invece, tutto tace.

Tuttavia, ciò che più mi interessa porre in risalto è l’altro aspetto della questione già accennato, che poi è quello sostanziale.

Ciò che più dovrebbe interessare, infatti, è l’organizzazione periferica dello Stato, la quale, con la presenza dei relativi uffici, è quella che più incide sulla vita quotidiana.

Ebbene, – conclude Ruscello – non vedendo altre soluzioni oltre la incostituzionalità (altre opzioni, pur valide, avrebbero bisogno di molto più tempo di quello disponibile), io credo che su questo tema bisogna concentrarsi e impegnarsi fino in fondo.

In mancanza, se la Provincia e gli Uffici statali dovessero scomparire, ce lo saremmo ben meritato”.

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