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POLITICA

Abolizione Provincia, le reazioni nel Sannio

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Erasmo Mortaruolo (segretario provinciale Pd)
”Sopprimere le piccole Province consente risparmi minimi e comporta costi elevati sul piano sociale ed economico. Per questo l’orientamento dell’esecutivo nazionale che mira a cancellare con un tratto di penna le Province come la nostra, quella di Benevento, è alquanto folle.

Bisogna sulla spesa pubblica ma occorre farlo con intelligenza evitando di colpire dove è più semplice. Sopprimere una Provincia non significa eliminare un presidente o un consiglio provinciale, ma incidere su di un tessuto sociale, economico e culturale consolidato negli anni. Significa eliminare efficaci presidi dello Stato prossimi ai cittadini.

Significa anche ridurre spazi di rappresentanza politica ed umiliare territori svantaggiati che nell’ente Provincia trovano elementi di valorizzazione della loro storia, della loro identità, della loro cultura, delle loro produzioni e del loro artigianato. E’ necessario dunque continuare a promuovere iniziative politiche di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di coordinamento con tutte le altre province interessate dalla soppressione.

Questa e’ una grande battaglia politica e civile che va sostenuta con convinzione e in maniera collettiva perché ad essere colpiti sono i piccoli territori, quasi sempre privi di voce e dimenticati, e non possiamo accettarlo, anche perché il nostro territorio ha già dato. Ora basta!”.

UIL: Fioravante Bosco e Antonio Maiella
“La Uil ha sempre appoggiato qualsiasi battaglia contro ogni spreco, ogni sopruso, ogni ingiustizia sociale – dichiarano il segretarip generale e il portavoce della Uil di Benevento – Siamo stati i primi a chiedere un robusto restyling della macchina amministrativa che in Italia ha sempre avuto dimensioni elefantiache. Ma il programma di razionalizzazione delle risorse che il Governo Monti ha stilato è del tutto squilibrato e colpisce esclusivamente le fasce meno abbienti della società, tutelando, invece, i poteri forti, le lobby e gli interessi di bottega dei pochi ma influenti ricchi dello Stivale.

I debiti di questo Paese li pagano sempre i soliti noti: piccoli esercenti, dipendenti pubblici e gli incolpevoli giovani. Ragazze e ragazzi sedotti e abbandonati dalla mala politica che esige consensi e che, non paga, trafuga i sogni dalle loro tasche. Sogni di verità e benessere sociale. Ma non basta: il delitto perfetto si configura soltanto se a queste sognanti giovani leve si sottrae l’identità territoriale e la voglia di credere al futuro. Be’, ci sono riusciti. Abolendo la Provincia di Benevento, il Sannio è stato svuotato di tutti i contenuti culturali che alimentano le speranze di chi è rimasto sul territorio per contribuire alla crescita economica, equa e solidale della propria terra.

Difficile capire gli scenari che adombrano l’orizzonte, attualmente non abbiamo gli strumenti per comprendere cosa resterà della Provincia. E, soprattutto, cosa ne sarà dei Sanniti. Per questo, chiediamo alla politica, almeno stavolta, di fare quadrato intorno alle esigenze dei cittadini, di imporsi sui tavoli romani per salvaguardare un ente importantissimo per la gente. La Provincia di Benevento non è inutile. Sia chiaro! Ha svolto considerevoli mansioni di welfare. Ha permesso ai piccoli Comuni di uscire dall’isolamento geografico.

Attualmente, sostiene le fondamentali vertenze lavorative che imperversano sul Sannio, evitando la desertificazione demografica in una terra di frontiera dove la depressione finanziaria costringe le aziende ad abbassare la saracinesca e impone alla pubblica amministrazione di chiudere a spranga i forzieri delle assunzioni. Se tutto ciò dovesse configurarsi, cari signori della politica, cosa ne sarà dei 124 lavoratori degli ex Consorzi di Smaltimento Rifiuti? Quale figura istituzionale batterà i pugni sulle sontuose scrivanie regionali per scongiurare il licenziamento dei circa 420 lavoratori del Polo Tessile di Airola?

A questi interrogativi, oggi, purtroppo, non vi è risposta. Stamane, possiamo soltanto dichiarare all’opinione pubblica che la Camera Sindacale Uil di Benevento sarà al fianco degli amministratori locali, della deputazione regionale e nazionale nel manifestare tutto il dissenso di un popolo per questa iniqua sentenza!”.

L’Associazione Culturale “Generoso Simeone”
“Questo fantomatico provvedimento andrà a colpire, in primis, il settore terziario, che nella nostra terra sfiora il 68% dell’utenza. E’ chiaro che il tessuto sociale sannita subirà una decadenza di sviluppo e di occupazione. Inoltre, sarà necessaria una riorganizzazione di tutti gli enti operanti in provincia, si pensi alla struttura della Camera di Commercio, delle Poste, dei trasporti, delle organizzazioni sindacali e degli stessi partiti politici.

Con l’attuazione del provvedimento, il Presidente Cimitile ha sottolineato la perdita della rappresentanza amministrativa locale, accentuata, a nostro avviso, da una classe politica assente, cieca ed indifferente al bene comune”.

“Rafforzando la tesi di Cimitile che, quasi in modo provocatorio, sostiene di voler ampliare la nostra provincia sannita nei territori caudini e molisani, l’Associazione G. Simeone ricorda che, nella calda e movimentata estate dello scorso anno, già propose, in un documento protocollato ed inviato allo stesso Cimitile, l’accorpamento di territori con affinità geografiche, storiche e culturali comuni.

In quest’ottica, la terra sannita ritornerebbe ai fasti di un tempo lontano, ma tuttora vivo e presente nell’animo della nostra gente.

Paradossalmente questa politica di riordino amministrativo del territorio nazionale, centra in pieno la nostra volontà, ovvero quella di ridare lustro all’intero Sannio.

Operando in comune accordo con l’istituzione Provincia, è necessario proporre anzichè subire, dando vita ad una sincera e condivisa collaborazione progettuale volta alla realizzazione della ristrutturazione territoriale.

E’ inconcepibile che dall’alto dei poteri forti, si decida, o meglio si cancelli la storia, la cultura e la tradizione di un popolo”.

Antonio Feleppa (coordinatore Democrazia Partecipata)
“Scrivo questo comunicato con la tristezza nel cuore. Sarà forse colpa dell’età, ma non riesco ad accettare la soppressione della mia Provincia. Dico “mia” non mi riferisco all’Ente o all’Istituzione pubblica dove ho lavorato per oltre quarant’anni, ma penso esclusivamente alle porte immaginarie che delimitano la mia terra e la mia cultura di “orgoglioso sannita”.

Se proprio volevano cercare una soluzione, la più logica sarebbe stata quella di eliminare tutte le Province. Evitando inutili accorpamenti, avrebbero potuto decentrare ai comuni le attuali competenze. Più opportuno, sarebbe stato far passare la riorganizzazione dell’assetto istituzionale partendo dal taglio degli enti inutili e non dalle storiche Amministrazioni provinciali che, ricordo, a seguito della legge Bassanini e dei decreti legislativi di attuazione, si sono viste trasferire o delegare importanti responsabilità, tali da farle assumere un preminente ruolo nel coordinamento dei servizi che travalicano le dimensioni comunali.

Democrazia Partecipata, e con essa tanti comuni cittadini, si chiede: quali saranno i comportamenti che andranno ad assumere alla luce di questa decisione i parlamentari sanniti? Cosa diranno ai loro interlocutori istituzionali, Ministri e Sottosegretari affannosamente incontrati nei giorni scorsi per perorare le nostre ragioni? E cosa racconteranno: della Benevento baricentrica, della Città tra i due mari, del crocevia dei corridoi transnazionali 1 e 8, della città punto di incontro e di scambio di merci, del raddoppio Benevento-Caianello, dell’Alta Capacità Napoli – Bari e di tutte quelle cretinate con le quali ci hanno preso in giro per anni?

Vergogna! Vergogna! Vergogna! Solo tanta vergogna per chi sostiene, di spalle e a schiena piegata, un Governo di banchieri che fino ad oggi si è dimostrato forte con i deboli (pensionati, dipendenti pubblici, anziani) ma debole con i forti (banchieri, intrallazzatori dell’alta finanza, capitalisti).

Vergogna! Per chi in Parlamento non è stato in grado di contrastare chi ha pensato che la soppressione di alcune provincie fosse un segnale riformatore (tra l’altro di modestissimo contenimento della spesa pubblica).

Vergogna! Per chi ha lasciato mortificare e penalizzare un territorio ricco di storia come quello della provincia sannita.

Vergogna! Per non aver capito che questa soppressione giunge in un momento di forte tensione sociale e farà crollare le residue prospettive di sviluppo del nostro territorio. Che scatenerà una serie di conseguenze a catena che comprometteranno i già precari equilibri sociali, economici e occupazionali.

Vergogna! Per non aver evitato che i principali servizi al cittadino saranno decentrati con enormi disagi per chiunque abbia l’esigenza di raggiungere un ufficio pubblico per i più disparati adempimenti. Si pensi, ad esempio, alla Prefettura, alla Questura, ai Comandi provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, alla Direzione provinciale del Tesoro, all’Agenzia delle entrate, alla Direzione provinciale del lavoro, alla Camera di commercio, alle sedi provinciali dell’Inps, dell’Inail e della Motorizzazione civile.

Dobbiamo però reagire! Non possiamo accettare supinamente queste decisioni. La politica, i sindacati, le associazioni di categoria, le istituzioni locali, ma soprattutto i cittadini – che nonostante tutto sono gli unici che con il loro impegno e con la loro lotta possono cambiare il corso degli eventi – devono organizzarsi e far sentire la propria voce con iniziative destinate a fare scalpore.

Se ci sono iniziative da assumere siamo pronti a sostenerle. I nostri Parlamentari dovrebbero essere i primi a supportare iniziative dirompenti destinate ad avere un riverbero nazionale. Dovrebbero fare da scudo umano, magari prendendosi anche le prime manganellate, nel caso di importanti iniziative.

E’ ora che il guerriero sannita, di cui tanto andiamo fieri, si risvegli nelle coscienze di ogni cittadino della provincia, per dare questa volta una lezione ai nuovi colonizzatori: gli uomini della Goldman Sachs”.

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