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Valle Telesina

Fondazione Gerardino Romano, il 20 giugno la presentazione del romanzo “La ianara” di Licia Giaquinto

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Mercoledì 20 giugno, alle ore 18.30, la Fondazione “Gerardino Romano”, sede sociale in piazzetta G. Romano a Telese Terme, ospiterà la scrittrice irpina Licia Giaquinto, che presenterà il suo ultimo romanzo: “La ianara”, Adelphi Edizioni, Milano, 2010.

L’incontro, coordinato dal prof. Felice Casucci, sarà preceduto dal quarto appuntamento dell’anno 2012 relativo ai “Preludi musicali”, organizzati per avvicinare i partecipanti all’estetica musicale come fonte pedagogica: il violoncellista Raffaele Rigliari eseguirà il “Preludio” dalla Suite in do minore di Johann Sebastian Bach. La direzione artistica dei “Preludi” è affidata al Maestro Franco Mauriello, con la collaborazione di Massimo Varchione.

Il romanzo della Giaquinto è intitolato ad una delle tante specie di streghe che, nella credenza popolare, soprattutto contadina, popolavano le antiche tradizioni narrative delle nostre terre. L’espressione deriva, secondo una ricostruzione critica, dal latino ianua, porta, ad indicare i passaggi e i confini tra i mondi, quello visibile, frequentato dagli umani, e quello invisibile, caro alle streghe, che condividevano la propria vita con gli spiriti immortali. Il romanzo è ambientato in quel "luogo dell’anima", che è il paesetto di Aterrana, in Irpinia, piccolo raggruppamento umano, sperduto in mezzo alle montagne, ed è incentrato sui pregiudizi e sulle miserie umane che in quel luogo, come in molti altri, si praticavano.

L’uso del flashback e della tecnica di suspance si addicono ad un testo intriso di atmosfere noir e di ben congegnate accelerazioni di scena, che snidano la legge del paradosso. Lo stile è denso e scorrevole, arricchito da espressioni dialettali e rimandi ad usi e costumi assai risalenti, spesso perduti. La scrittrice si serve di una lingua asciutta, potente, evocativa, a tratti poetica. La protagonista è Adelina, una “ianara”, che giunge al termine della sua esistenza vivendo di fantasmi, di ricordi e di rituali magici; essa ha come unici interlocutori le voci dei morti, perché in vita non c’è più nessuno. La capacità innata di essere un ponte tra la vita e l’al di là, di entrare in contatto con persone che non fanno più parte del mondo terreno, svela assenze solo apparenti, perché ogni cosa lascia una traccia: “niente di ciò che è stato si perde.”

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