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L’eolico fuori dai rischi di infiltrazioni criminali

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Sono stati presentati, lo scorso 8 maggio, dall’Osservatorio socio – economico sulla Criminalità del CNEL i risultati dell’analisi sui rischi di illegalità e penetrazione della criminalità organizzata nel settore industriale dell’energia eolica.
 

Dallo studio emerge, come ripetuto dagli autori, l’Arch. Sandro Polci e il Dr. Enrico Fontana, in sede di dibattito che non esiste una relazione certa e ineludibile tra criminalità organizzata e produzione di energia eolica. Si tratta piuttosto di un fenomeno più ampio, ovvero quello della maggiore possibilità di infiltrazioni criminali in settori, come anche quello edilizio, la gestione dei rifiuti e le attività commerciali di grandi dimensioni, che risultano più “appetibili” per la criminalità organizzata. Inoltre, gli impianti destinati a produrre energia dal vento sono dislocati principalmente nelle Regioni Meridionali del nostro Paese, dove la criminalità è più radicata. Si tratta poi di impianti concentrati in piccoli centri, ad elevato costo realizzativo e che hanno goduto finora di incentivi pubblici.
 

È stato effettuato un monitoraggio nelle le procure impegnate in indagini relative al rapporto tra eolico e criminalità ed è emerso che tutte le inchieste non hanno portato a condanne e che alcune indagini sono ancora in corso. Dato confermato dal Sottosegretario all’Interno De Stefano, che ha voluto sottolineare che gran parte degli operatori dell’eolico, per il tramite dell’ANEV, hanno firmato il “Protocollo di legalità del Ministero dell’Interno e di Confindustria”, proprio per aiutare gli imprenditori a respingere ogni possibile malcostume e ad evitare possibili intrusioni da parte della criminalità, rafforzando i meccanismi di cooperazione ed i circuiti informativi tra mondo imprenditoriale e associativo e forze dell’ordine.
 

Prevenire e contrastare fenomeni di illegalità ed infiltrazioni criminali è un’importante sfida che le istituzioni devono porsi per salvaguardare un settore strategico, come lo ha definito il Sottosegretario allo Sviluppo Economico De Vincenti, presente al convegno.
 

Attività di contrasto sono applicabili e rintracciabili soprattutto in azioni istituzionali. Il fattore che renderebbe infatti più penetrabile questo settore da atti illegali o mafiosi è la mancanza di norme certe, che rendano ineludibili passaggi importanti, congiuntamente alla mancanza di tempi certi. Gli iter autorizzativi durano spesso anni e non i soli 180 giorni necessari per vedere autorizzato o respinto un progetto. La scarsa conoscenza delle regole da parte degli uffici tecnici e dei quadri amministrativi dei comuni, dà adito più facilmente a fenomeni di corruzione, specie in presenza di iter lunghi e tortuosi. Altri provvedimenti potrebbero essere la tracciabilità delle risorse per il contrasto del riciclaggio, il coordinamento tra le forze di Polizia, creare uno “sportello unico” per le autorizzazioni. In sostanza basterebbe operare in condizioni di maggiore trasparenza.
 

Dunque, un fattore chiave per l’infiltrazione della criminalità organizzata è nella corruzione amministrativa, quale che sia il settore coinvolto. D’altra parte l’Italia non ha ancora ratificato il principio del “traffico di influenza” della Convenzione internazionale europea anticorruzione, firmata nel 1999, che sanziona chi riceve tangenti per far acquisire benefici da un pubblico ufficiale, comportandosi da intermediario.
 

L’ANEV auspica l’introduzione di tutte le misure possibili di semplificazione, e segnala al Governo che l’ulteriore aggravamento amministrativo delle Aste e del Registro previsti nella bozza di DM in discussione con le Regioni, rischia di aumentare ulteriormente il rischio connesso al verificarsi di fenomeni di corruzione amministrativa, mentre l’Italia, e l’eolico, hanno bisogno di trasparenza e certezza del diritto per difendere la salvaguardia dell’industria italiana eolica.
 

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