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Scuola

‘Occupazioni scolastiche: la penso diversamente… e per questo ho subito un’intimidazione’

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Da Matteo Mazzocca, rappresentante d’istituto del Liceo Classico “P. Giannone” di Benevento, riceviamo, e pubblichiamo, una riflessione sugli ultimi avvenimenti scolastici che hanno visto anche l’occupazione di alcuni istituti da parte degli studenti .

***

“Non condivido le tue idee, ma lotterò fino alla morte per il tuo diritto ad esprimerle”, diceva Voltaire più di duecento anni fa.
L’illuminista francese, con questa frase, anticipava quello che poi sarebbe diventato uno degli articoli fondamentali di tutte le costituzioni di qualunque stato libero e civile, cioè quello in cui si sancisce come un diritto inalienabile la libertà di pensiero, di parola e di stampa.
Ovviamente tra i paesi che osservano tale diritto figura, e non potrebbe essere altrimenti, l’Italia.

Questa premessa era necessaria per la comprensione di ciò che mi accingo a scrivere.
In seguito al mio articolo apparso all’incirca una settimana fa su alcuni organi di informazione sanniti, nel quale esponevo le mie idee riguardo l’inutilità delle occupazioni e prendevo una forte posizione contro di esse e contro chi le guida, le incoraggia e le compie, mi sono trovato a dover fronteggiare un qualcosa che non avevo neanche lontanamente preso in considerazione.
Ero certo del fatto che avrei ricevuto delle critiche, delle opposizioni da parte di chi la pensava in maniera differente da me. Nessuno, a mio avviso, è depositario di una verità assoluta, da poter declamare da una posizione onnisciente e inconfutabile.
Le mie argomentazioni, invece, non sono state né commentate né osteggiate da qualcuno; si è pensato bene di mirare direttamente a colui le aveva prodotte.

Martedì scorso sono stato costretto a prendere atto di quanto il demone dell’ignoranza sia potente: si impossessa delle anime e dei corpi dei più deboli, impossibile da esorcizzare, e forma una coppia terribile con quello della violenza.
Determinati personaggi, di dubbia moralità e razionalità, hanno pensato bene di tendermi un agguato in puro stile anni ’70. È stato per una serie di casi fortuiti (e fortunati) e grazie all’aiuto fondamentale di più di una persona se sono riuscito ad eludere l’agguato di tali presuntuosi gorilla, i quali avevano condotto contro di me, che non sono di certo un Sansone, persino un mastino.

In sintesi, mi sono visto costretto a fuggire, nel vero senso della parola, dalla mia scuola, e ho convissuto per più di un giorno con una sensazione di terrore indicibile. Ho preso, naturalmente, le mie precauzioni e cautele, e sono stato fortemente rincuorato dalla vicinanza e dalla solidarietà, anche materiale, di numerose persone che ringrazio vivamente

Mi chiedo se tutto ciò sia possibile, mi chiedo se sia concepibile che nelle strade della nostra città si aggiri ancora qualcuno che vorrebbe abolire e reprimere brutalmente la libertà di esprimere in modo civile e democratico le proprie opinioni. La risposta a tali domande non può che essere assolutamente negativa.

Nel microcosmo beneventano, purtroppo, non siamo ancora stati capaci di estromettere dalla vita societaria chi sa far prevalere le proprie idee solo con la forza della violenza, chi non è disposto ad aprire un dialogo, un confronto, e si sente potente nascosto dietro le sue minacce, le quali, per perbenismo e per uno strano concetto di “politically correct”, tutti ci guardiamo bene dal denunciare pubblicamente.

L’ipocrisia di questi soggetti, tra l’altro, raggiunge livelli astronomici nel momento in cui scendono in piazza e “lottano” contro uno Stato che, a loro avviso, non garantisce le libertà fondamentali all’individuo. Quando poi sono i primi che vorrebbero creare un’oligarchia di pensiero, di parola, di azione.

Concludo affermando la mia netta condanna della violenza, in qualunque situazione, ricacciando in gola le offese ricevute ai signori “de quibus sopra diximus” e pensando che, senza un dialogo pacato e civile, condotto dalle oggettive norme di rispetto dell’opinione altrui, non si sarebbe mai potuto giungere ai tipi di società nelle quali, per fortuna, ci ritroviamo a vivere".

 

 

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