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POLITICA

La sopravvivenza del Sannio? Legata all’uzzolo del leghista

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Garibaldi, Carlo Torre, Salvatore Rampone… E le Forche Caudine, dove le mettiamo?
L’allarme sulla soppressione per decreto (legge, n. 138) della Provincia di Benevento ha smosso i monti, costretto a studiare nuove geografie, favorito le frequentazioni dei social network e dei gruppi da essi derivanti in una clonazione di titoli ed idee, elevato i discorsi ufficiali al culto della più vieta retorica.

Ed ora chi lo dice ai pargoli da erudire a base di orgoglio sannita che il filo che lega l’identità, la storia, la memoria, e il ventre più profondo dei nostri confini, potrebbe essere tenuto in vita da Bossi? Da un leghista? Nessuna meraviglia: la logica, apparsa nella sua evidenza su ogni organo di informazione, oggi, è quella di un normale patto di scambio, su questo decreto frettolosamente spacciato per ‘anticrisi’. Patto che dovrebbe essere sancito da uno dei consueti incontri del lunedì (quindi, domani) fra il premier ed il premier ombra della coalizione governativa. E gli articoli 15 e 16 con i quali abbiamo maturato familiarità in questi convulsi giorni divengono una materia da stralciare. Perché da rinviare ad un successivo, più ‘pensato’, progetto normativo che non escluda passaggi costituzionali.

La prassi politica (la lezione) di questo decreto ha dimostrato che: fatto un decreto, se ne pensa e si opera subito su altro. Si presentano emendamenti, lo si stravolge. Non da parte di chi è contrario per ‘contratto’ (l’opposizione), ma da chi lo ha generato, l’obbrobrio. Potenza dei (miseri) tempi su coscienze sempre più assopite.

Comune game over, verrebbe da dire, se l’incontro di domani s’incanala sui binari della pacifica convivenza (ma non c’è mai stato un segnale di senso contrario ad ogni prospettata “resa dei conti” fra Berlusconi e Bossi). E tutto un insieme di riunioni politico/partitiche in loco già fissate e cerchiate in rosso sul calendario improvvisamente verrebbe rubricato ad appuntamenti di ordinaria amministrazione, tavolo inter-istituzionale (domani, ma è meno importante dell’incontro al Nord) e consiglio a reti unificate del 2 settembre (l’acme dell’indignazione congiunta) compresi.

La manovra (in chiave sannita) sulla manovra riesce, dunque. Resta il resto della manovra, sulla quale è stato speso un diffuso silenzio, nel Sannio, con poche eccezioni.

 

 

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