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CRONACA

Tra gli indagati anche un luogotenente dei carabinieri in pensione

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Tra gli indagati nell’inchiesta sulle collusioni tra politica e camorra a Montesarchio (Benevento), che stamattina ha portato all’arresto del sindaco Antonio Izzo e dell’assessore Silvio Paradisi, c’é anche il luogotenente dei carabinieri – ora in pensione – Stefano Vardaro. Il sottufficiale è accusato di falso. La vicenda è relativa alla libertà vigilata cui era stato sottoposto il boss Vincenzo Iadanza: contro l’ordinanza del Tribunale di Campobasso, il capoclan aveva fatto ricorso tramite il proprio avvocato, sostenendo che fosse venuta meno la pericolosità sociale. Ne nacque un procedimento dell’Ufficio di sorveglianza di Avellino, nel cui ambito il magistrato di sorveglianza chiese alla Questura di Benevento e alla stazione carabinieri di Montesarchio informazioni, tra l’altro, "sulla dedizione al crimine e sull’attuale pericolosità sociale" nonché "sulla condotta serbata fino ad oggi" di Iadanza. La Questura di Benevento rispose prontamente ribadendo la nullafacenza, la pericolosità sociale, la sussistenza di gravi pregiudizi penali, il fatto che Iadanza fosse considerato il capo del clan Iadanza-Panella. Il comandante della stazione carabinieri, invece, alle due richieste che gli erano state inviate e sollecitate rispose che, pur dandosi atto della pessima reputazione e stima goduta dallo Iadanza e del fatto che annoverasse molteplici pregiudizi penali, il boss "nel periodo in cui è sottoposto a vincoli non ha dato rimarchi di sorta"; Iadanza, invece, era coinvolto in un’inchiesta per estorsione condotta proprio dai carabinieri. Sulla scorta delle informazioni fornite dal luogotenente, il magistrato di sorveglianza ridusse di un anno la durata della libertà provvisoria inflitta al capoclan.

 

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