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CULTURA

Omosessualità, una discussione franca contro l’ipocrisia imperante

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Una piccola rivoluzione? Un sasso gettato nello stagno della “cultura” e della politica beneventana? Qualcosa è accaduto, di certo, ieri, se d’importante lo dirà il futuro.

L’associazione La Sociale (Francesca Forgione, Emilio Pezza, Lorenzo Fulgione, Emilio Fallarino, Francesca De Rimini, Donatella Punto e Salvatore De Gennaro) ha voluto, con l’iniziativa (intitolata da un verso di Umberto Saba) «Non esistono peccati d’amore, ma solo peccati contro l’amore» discutere dei pregiudizi che circondano l’omosessualità e dell’orgoglio di chi, a fatica, riesce a vivere liberamente la propria sfera affettiva e sessuale.

I ragazzi, all’inizio emozionati, sfiduciati dall’effettiva e drastica realtà italiana e locale, sono stati confortati dalle facce attente e rasserenate dei presenti che hanno apprezzato il meticoloso lavoro di ricerca sulla storia della omosessualità a partire dall’antica Grecia, attraverso secoli e culture, con particolare attenzione alle posizioni attuali della Chiesa cattolica, che tanto peso ha nel produrre una cultura discriminatoria. Sono stati ricordati gravi episodi di omofobia e legislazioni internazionali molto più avanzate di quella italiana su tali questioni. Il tutto è stato accompagnato dalla visione di videopoesie (Saffo, Auden) e di frammenti filmici legati alla esperienza omosessuale (Loving Annabelle, Brokeback Mountain).

Si è svolto, infine, un dibattito animato ma civilissimo, in cui sono emerse esperienze personali e proposte operative. Nel pubblico, con l’eccezione di Italo Palumbo, dirigente SEL, spiccava l’assenza di politici locali, pur invitati caldamente alla manifestazione.

Il professor Nicola Sguera ha rimarcato più volte la portata “rivoluzionaria” dell’incontro in una realtà come quella beneventana, caratterizzata da una cultura profondamente “patriarcale” e maschilista, e da una cattolicesimo “controriformato” e punitivo nei confronti di qualsiasi atteggiamento considerato non ortodosso. Sguera ha invitato i giovani ha continuare ad esercitare a Benevento la loro “resistenza” ad un biopotere vessatorio, senza assecondare tentazioni di fuga, ma contribuendo a cambiare “dall’interno” la realtà beneventana.

L’auspicio è che si tratti solo del primo “evento” che possa smuovere la nostra città su una questione tanto delicata. E tale è l’intento dell’associazione, che inviterà a Benevento don Andrea Gallo, sacerdote di ampie aperture, amico di Fabrizio De Andrè, e Paola Concia, deputata italiana del Partito democratico, attivista per i diritti LGBT.

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