CULTURA
La testimonianza di Shlomo Venezia

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(f.a.) L’incontro sulla Shoah organizzato dalla fondazione Gerardino Romano nella sala riunioni di Cerreto Sannita è stata un’interessante occasione per assistere dapprima alla presentazione di un lavoro a tema preparato dalla classe III A del liceo classico dell’Istituto Telesi@ , poi per ascoltare con attenzione crescente la lettura di alcuni passi del libro di Shlomo (Salomone) Venezia “Sonderkommando Auschwitz”, alla presenza del suo autore.
Venezia infatti ha ripercorso per l’uditorio le tappe della sua esperienza di deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dalla brutale partenza da Salonicco, sua città natale, fino alle rampe del lager, dove fu subito diviso dalla madre e dalle sorelle, direttamente inviate alla camera a gas. A lui toccò la sorte d’entrare appunto nel sonderkommando, il gruppo che era predisposto all’incenerimento dei cadaveri nei forni, prima di essere a sua volta liquidato per non lasciare in vita pericolosi testimoni. La sorte ha voluto diversamente per Venezia, che è uno dei pochi a poter raccontare quest’aspetto al centro delle polemiche negazioniste. Gli orrori vissuti e trasmessi alla platea da Shlomo Venezia si rivelano come una efficace difesa “moderna” perché la mancanza di memoria è la sola arma con cui gli estremismi posso prendere di nuovo il potere in Italia. Un Paese dove la xenofobia è sempre più presente, dal Parlamento alla strada, e l’odio dettato da ragioni etniche appare sempre dietro l’angolo.