Cittadini
De Matteo: il vuoto intorno a me
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Anni fa visitai Dachau. Una strana sensazione mi assalì. Mai provata prima. Mi assalì mentre infilavo la famosa “arbeit macht frei”. Sentii il vuoto intorno a me. La parole, in quel momento, persero ogni significato. Riuscivo a dare loro solo una connotazione grafica. Le parole erano divenute solo dei meri, incomprensibili segni su carta bianca; null’altro.
Vedevo le persone, con cui mi accompagnavo, muovere le labbra. Non sentivo ciò che dicevano. Riuscivo solo a sentire la voce del silenzio.
Dopo alcune centinaia di metri mi trovai davanti a quei camini, “quei camini che fumavano tanto”.
Allora capii: quel vuoto, quel silenzio, quella sensazione di angoscia che provava la mia ragione era provocata dalla sacralità di quel posto.
Lì, in quel posto! L’umanità ha creduto di compiere la sua catarsi. Ma non è stata purificazione, espiazione; è stata DISUMANIZZAZIONE.
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Nel nostro territorio vi sono ormai pochi anziani che hanno vissuto la guerra e i relativi bombardamenti (vedi Benevento); questi pochi hanno potuto narrare alle nuove generazioni le loro esperienze: esperienze di battaglie, di fughe nei ricoveri, di mancanza di cibo.
Eccetto alcuni, molti di “questi pochi” non hanno vissuto le deportazioni razziali perché dopo il famoso “8 settembre” non hanno vissuto la Repubblica Sociale, il cui territorio (Nord Italia) è stato terreno di arresti e deportazioni; non solo di semplici cittadini italiani ma anche e soprattutto di cittadini di cultura ebraica.
Ci sono, certo, nella nostra città alcuni sopravvissuti allo sterminio ma, dato il così tanto tempo trascorso dagli accadimenti, possono, forse, contarsi sulle dita di una sola mano.
La scuola, la TV, i giornali, i libri, molto possono fare per informare i giovani sulle verità della storia e tenere viva la memoria, non possono dare però ciò che può dare il teatro.
Il teatro, utilizzando la “parola” con la sua forza evocativa, riesce a ricreare e a dare quelle emozioni che sono proprie della narrazione orale delle vecchie generazioni.
Virginio de Matteo