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POLITICA

Il Lodo Alfano tra modifiche e incostituzionalità

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L’Osservatorio sulle Istituzioni e sui diritti fondamentali ha organizzato oggi pomeriggio nella sala consiliare della Rocca dei Rettori un incontro-dibattito sul Lodo Alfano e le immunità degli organi costituzionali. L’incontro è stato fortemente voluto dall’on. Giovanni Zarro, presidente dell’osservatorio.
A relazionare sugli aspetti tecnico-giuridici del Lodo Alfano, il professore Vincenzo Baldini, dell’Università degli Studi di Cassino, che ha riproposto un excursus storico dalla nascita del Lodo fino alle più recenti modifiche. Tutto ha inizio nel 2003, con la legge 140, la quale nell’art. 1 sancisce che le principali cariche istituzionali della Repubblica italiana “non possono essere sottoposte a giudizio per qualsiasi reato, anche per fatti antecedenti l’assunzione della carica. Sono sospesi, inoltre, i processi in corso”. Ma la Corte Costituzionale con una sentenza nel 2004 rileva l’incostituzionalità della legge 140. Nel giugno 2008 il Parlamento approva una seconda legge, la numero 124, che viene definita “Lodo Alfano”. Differenze rispetto la prima versione sono: la riduzione del numero dei soggetti che beneficiano dell’immunità e termine di legislatura per la sospensione dei processi. 100 costituzionalisti hanno sottoscritto un appello affinchè questa legge non entri in vigore. La Corte Costituzionale, il 7 ottobre 2009, si è nuovamente pronunciata sancendo la violazione all’art. 138 della Costituzione, oltre alla violazione dei diritti di uguaglianza e giusto processo. Inoltre la modifica delle immunità degli organi costituzionali dovrebbe avvenire con legge costituzionale e non parlamentare.

Infine l’ultima disciplina del lodo estende l’immunità solo al presidente della repubblica e al presidente del consiglio, sospendendo il giudizio anche per fatti antecedenti e per reati extrafunzionali.
Ora il Governo vorrebbe rivedere la Carta Costituzionale per rilanciare il Lodo.
Tra i relatori dell’incontro anche il senatore Pasquale Viespoli, capogruppo Futuro e Libertà al Senato e l’on. Umberto Del Basso De Caro, consigliere regionale PD. Attesa tra i relatori anche la De Girolamo, che all’ultimo momento non ha partecipato all’incontro.
A prendere la parola, dopo l’intervento dell’avv. Baldini, il senatore Viespoli. Tre emendamenti al Lodo Alfano portano la sua firma. Tra questi importante l’emendamento che evita la possibile reiterazione dell’utilizzo stesso del Lodo. La sospensione dei processi non può essere reiterabile, mai e in nessun caso. Lodo non reiterabile, significa dire che lo scudo giudiziario potrà essere usato «una sola volta» e non si applica nel caso di successiva investitura, anche nel corso della medesima legislatura, nella stessa o in altra delle cariche o delle funzioni.
Spersonalizzare la questione del lodo: è inoltre l’obiettivo di Futuro e Libertà.
“ A volte il clima politico, la personalizzazione è tale per cui è difficile affrontare anche questioni rilevanti, come la ragionevolezza della durata dei processi e la riforma della giustizia in generale”, ha chiosato il senatore Viespoli.
A chiudere il dibattito, Umberto Del Basso De Caro, che come avvocato, oltre che politico, è particolarmente attento a questi argomenti. Per il consigliere regionale il parlamento è chiamato a deliberare solo su leggi ad personam. “Su 14 provvedimenti legislativi, dal Lodo Alfano, al falso in bilancio, alla modifica della banca rotta fraudolenta”, ha dichiarato De Caro, “tutto è finalizzato a tutelare una sola persona”.
 
Erika Farese

 

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