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POLITICA

Il Comitato “AdessoFuturo” spiega l’appoggio a Renzi: “Non bisogna ridurre la sua battaglia a lotta generazionale”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota del comitato “AdessoFuturo” di Benevento in merito alle primarie del centrosinistra e al loro appoggio al candidato del Pd Matteo Renzi.

“La prima parola che viene in mente all’opinione pubblica quando si parla di Matteo Renzi – spiega il comitato – è “rottamazione”. Quando da più di un anno fa il sindaco di Firenze ha posto il problema in questi termini ha generato non poche reazioni da parte della nomenclatura del Partito Democratico: ineducato, irrispettoso e ingeneroso nei confronti di persone che hanno fatto la storia del centrosinistra.

Oggi invece quello del “ricambio generazionale” – aggiunge – è diventato argomento comune di tutti gli schieramenti, dai “formattatori” del PDL ai “giovani turchi” del PD. Certo, ci sono differenze non di poco conto con il rottamatore della prima ora. I formattatori del PDL (rappresentati in questo momento dalla Santanchè) senza incentivi affermano la necessità di riformulare tutti i quadri dirigenti del partito salvando però Berlusconi, giustamente in quanto outsider non colpevole delle condizioni in cui vive il Paese in questo periodo (è stato solo il capo del governo per circa 10 anni), intanto i “giovani turchi” dopo aver accusato di populismo il giovane sindaco fiorentino e dopo aver organizzato innumerevoli convegni sul ricambio generazione, si sono accorti che forse dopo 30 anni sarebbe il caso di cambiare qualche faccia.

Perché il rinnovamento – spiega “AdessoFuturo” – non è un fatto anagrafico. E’ la presa in considerazione che probabilmente dopo 25 anni, intanto che si entrava in Europa e sorgeva l’esigenza di riformare il sistema Paese sfruttandone le eccellenze in termine di capitale umano, artistico, culturale, storico, naturale; l’Italia veniva conservata sostanzialmente identica a sé stessa con una burocrazia imperante e un mercato del lavoro rigido per le piccole-medie imprese che volessero investire e creare nuova produzione, e precario per i lavoratori, soprattutto per i giovani, costretti ad accettare qualsiasi contratto di lavoro purché fosse almeno retribuito.

E forse in condizioni di questo tipo nessuno è perdonabile, o meglio… “derogabile”. E’ lecito? No, forse solo logico parlare di una necessità di ricambio, soprattutto se questo rinnovamento non avviene attraverso la cooptazione dei capi storici, ma presentando l’offerta direttamente agli elettori. Il messaggio è efficace: “Se volete un ricambio vero, forte, determinato votate per noi, altrimenti se vi convince di più l’usato sicuro votate per gli altri”.

Altri motivi per cui è buono e giusto rottamare: perché la politica non è un lavoro, ma un servizio per la comunità, e chi fa politica non debba accettare tutto quello che passa il convento perché non ha alternativa ed è costretto a tutto per restare al proprio posto. Perché se sono sempre gli stessi ad occupare i posti di rilievo, questi diventano punti di riferimento fissi per i gruppi di interesse (non per forza solo quelli che si muovono sul piano della illegalità).

Perché i giovani che vogliono emergere possano farlo con l’ambizione delle proprie idee, esprimendole direttamente a chi ancora detiene la sovranità, il popolo, senza invece dover appagare il narcisismo di vecchi politici, più attenti a verificare il loro apprezzamento all’interno del loro partito, piuttosto che verificare la loro credibilità verso gli elettori in base ai risultati conseguiti nelle istituzioni.

Ma la politica è fatta anche di parole e della loro interpretazione: qualcuno spara su Renzi perchè perpetuando la causa della rottamazione vorrebbe eliminare gli anziani, levandosi di torno quelli con più esperienza e dando vita una democrazia della gioventù.

Ovviamente non è così. L’esperienza è un requisito fondamentale che noi rispettiamo e a cui ci affidiamo. Ciò che non rispettiamo più è il fatto che l’esperienza venga usata come scusa per sedersi da anni su poltrone che non si è in grado di gestire. Gli autentici destinatari della rottamazione sono proprio quelli che da giovani reclamavano spazio e poi, con gli anni, quello spazio l’hanno tenuto sempre per sé, senza riuscire a portare a casa un modello di sviluppo, un percorso di riforma o una vera logica progressista.

Si poteva utilizzare un termine diverso da quello di rottamazione, si potevano utilizzare quegli arabeschi politichesi complessi tanto cari a chi non vuole far comprendere l’oggetto della discussione. Invece si è scelta la formula più diretta e più chiara, perchè in vent’anni di parole rubate, usurpate e nascoste, il vero cambiamento parte dalla chiarezza, anche dei termini.

Ridurre la battaglia di Matteo Renzi ad una lotta generazionale – conclude la nota – è banale, si tratta di una sfida al Paese che deve scegliere tra la presunta continuità di un usato sicuro che già ci ha lasciato a piedi almeno in un paio di occasioni e il nuovo che una chance ancora non l’ha avuta, ma che scalpita a bordo pista per mettere in campo idee, progetti e proposte che riportino il Paese nella condizione che merita”.

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